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- Il 4 novembre 2025 è stata confermata la scomparsa di Alessandro Caputo, di 28 anni, e Stefano Farronato, di 51 anni, sul monte Panbari, a causa delle avverse condizioni meteorologiche causate dal ciclone Montha.
- La spedizione «Panbari Q7», iniziata il 7 ottobre, mirava alla conquista del Panbari Himal (6.983 metri), una montagna remota e poco frequentata, salita per la prima volta solo nel 2006 da una spedizione francese.
- Valter Perlino, il terzo alpinista coinvolto nella spedizione, si è salvato grazie a un malore che lo ha costretto a rimanere al campo base, permettendo l'attivazione dei soccorsi dopo l'interruzione dei contatti con Caputo e Farronato il 31 ottobre.
I tragici eventi sull’Himalaya nepalese hanno scosso profondamente la comunità alpinistica internazionale. Il 4 novembre 2025, è stata confermata la scomparsa di due alpinisti italiani, *Alessandro Caputo, di 28 anni, e Stefano Farronato, di 51 anni, sul monte Panbari. La spedizione, iniziata il 7 ottobre, si è trasformata in una dolorosa perdita per le famiglie e per l’Italia intera.
La Cronaca di una Tragedia Annunciata
Le avverse condizioni meteorologiche, caratterizzate da forti nevicate provocate dal ciclone Montha, hanno intrappolato Caputo e Farronato al Campo 1, situato a 5.000 metri di altitudine. I contatti con i due alpinisti si sono interrotti il 31 ottobre, gettando nello sconforto i familiari e i compagni di spedizione. Le operazioni di soccorso, immediatamente attivate dalla Farnesina e dal Consolato Generale a Calcutta, sono state rese estremamente complesse dal maltempo persistente e dalla difficoltà di accesso alla zona. Nonostante gli sforzi profusi, i corpi dei due alpinisti sono stati ritrovati senza vita nei pressi del Campo 1.
La spedizione “Panbari Q7”, così chiamata in riferimento alla quota “quasi settemila” del Panbari Himal (6.983 metri), vedeva coinvolto anche un terzo alpinista, Valter Perlino, che fortunatamente si era salvato grazie a un malore che lo aveva costretto a rimanere al campo base. È stato proprio Perlino a lanciare l’allarme, permettendo l’attivazione dei soccorsi.

- Che tragedia immane! 😥 La loro passione era evidente......
- Forse è ora di riflettere 🤔: l'ossessione per la vetta......
- Ma perché sfidare continuamente la natura 🏔️? Non è forse......
Il Panbari Himal: Una Sfida Severa e Remota
Il Panbari Himal, situato al confine tra i distretti di Gorkha e Manang, è una montagna poco frequentata e considerata particolarmente ostica. La sua vetta è stata conquistata per la prima volta solo nel 2006 da una spedizione francese. Questa montagna, definita “fuori categoria” per la sua altitudine che la pone al limite dei 7.000 metri, rappresenta una sfida ambita per gli alpinisti esperti, attratti dalla sua natura selvaggia e incontaminata.
La spedizione di Caputo e Farronato era caratterizzata da un approccio alpino e autonomo, con l’obiettivo di scalare la montagna con gli sci. Un’impresa che richiedeva grande preparazione fisica e tecnica, oltre a una profonda conoscenza dell’ambiente montano.
Profili di Due Appassionati della Montagna
Stefano Farronato, originario di Bassano del Grappa, era un alpinista esperto con alle spalle numerose spedizioni in luoghi remoti del pianeta. Arboricoltore di professione, Farronato considerava l’alpinismo come un’occasione per superare i propri limiti e per entrare in contatto con la natura selvaggia. Poco prima di partire per il Nepal, aveva espresso come “dinanzi all’immensità delle vette himalayane ci si percepisce insignificanti, eppure è proprio in quel contesto che si coglie l’essenza più autentica dell’esplorazione: la quiete profonda, lo sforzo fisico, lo stupore di un ambiente intatto”.
Alessandro Caputo, giovane maestro di sci di Milano, era uno studente di Giurisprudenza con una grande passione per la montagna. La sua esperienza in quota e la sua preparazione atletica lo avevano portato a far parte della spedizione “Panbari Q7”, con l’obiettivo di conquistare una vetta prestigiosa come quella del Panbari Himal.
Un Monito per il Futuro: Sicurezza e Consapevolezza in Montagna
La tragica scomparsa di Alessandro Caputo e Stefano Farronato solleva importanti interrogativi sulla sicurezza e sulla preparazione nell’alpinismo moderno. Le montagne dell’Himalaya, pur offrendo scenari mozzafiato e sfide uniche, rappresentano un ambiente estremamente pericoloso, caratterizzato da condizioni meteorologiche imprevedibili e da rischi oggettivi come valanghe e crepacci.
È fondamentale che gli alpinisti, prima di affrontare una spedizione di questo tipo, si preparino adeguatamente dal punto di vista fisico e tecnico, acquisendo una profonda conoscenza dell’ambiente montano e valutando attentamente i rischi connessi all’attività alpinistica. La sicurezza deve essere sempre al primo posto, anche a costo di rinunciare alla vetta.
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Amici appassionati di montagna, questa triste vicenda ci ricorda quanto sia importante affrontare la montagna con rispetto e consapevolezza. Un concetto base, ma sempre valido, è quello di non sottovalutare mai le condizioni meteorologiche e di essere pronti a rinunciare alla vetta se le condizioni non sono ottimali.
Un concetto più avanzato, invece, riguarda la pianificazione accurata della spedizione, che deve tenere conto di tutti i possibili rischi e imprevisti, e la scelta di un team esperto e preparato.
La montagna è un ambiente meraviglioso, ma anche pericoloso. Affrontiamola con umiltà e rispetto, per poter godere delle sue bellezze in sicurezza.







