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- François Cazzanelli e il suo team hanno compiuto la prima ascensione assoluta del Kimshung (6.781 metri) nella Langtang Valley, Nepal, il 20 ottobre.
- La via seguita, battezzata «Destiny», presenta difficoltà valutate TD, 1.300 m, 60°, AI4, M5, testimoniando l'elevata difficoltà tecnica dell'ascensione.
- Marco Camandona e François Cazzanelli hanno successivamente raggiunto la cima del Lhotse (8.516 metri) senza l'ausilio di ossigeno supplementare, segnando l'ottavo ottomila senza ossigeno per Camandona e il primo per Cazzanelli.
- La stagione sull'Everest ha visto circa 640 ascensioni, ma anche diversi decessi, evidenziando i rischi e le sfide dell'alpinismo d'alta quota.
L’alpinismo italiano celebra una nuova conquista grazie a François Cazzanelli, guida alpina di Cervinia, che insieme al suo compagno di cordata Giuseppe Vidoni e alle guide austriache Benni Zörer e Lukas Waldner, ha realizzato la prima ascensione assoluta del Kimshung, una vetta remota di 6.781 metri situata nella Langtang Valley, in Nepal. Questa impresa, compiuta il 20 ottobre, segna la conclusione di un percorso iniziato ben dieci anni fa, costellato di tentativi interrotti da eventi imprevisti, tra cui un devastante terremoto e un incidente che aveva causato una seria ferita a Cazzanelli.
La spedizione, partita dal campo base a 4.100 metri, ha beneficiato di condizioni climatiche ottimali, permettendo ai quattro alpinisti di raggiungere la vetta e fare ritorno al campo base in giornata. La via seguita, battezzata “Destiny”, con difficoltà valutate TD, 1.300 m, 60°, AI4, M5, simboleggia le diverse storie che si sono intrecciate attorno a questa montagna, culminando in una solida amicizia tra i membri del team.
Dalle cime inviolate agli ottomila: un alpinismo in evoluzione
L’impresa di Cazzanelli si inserisce in un contesto più ampio, dove gli alpinisti più esperti si dedicano all’esplorazione di vette meno elevate ma tecnicamente più impegnative e isolate. Mentre la corsa agli ottomila sembra esaurita, l’attenzione si sposta verso montagne come il Kimshung, che offrono nuove sfide in termini di difficoltà tecnica e impegno ambientale.

Parallelamente alla conquista del Kimshung, un altro team italiano, composto da Marco Camandona, Stefano Stradelli, Étienne Janin e Roger Bovard, ha tentato la salita alla cresta nord-est dello Yansa Tsenji (6.567 metri), dovendo rinunciare a soli 200 metri dalla vetta a causa delle condizioni avverse della neve e delle difficoltà tecniche elevate.
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Lhotse: un’altra vetta per Cazzanelli e Camandona
Pochi giorni dopo l’impresa sul Kimshung, Marco Camandona e François Cazzanelli hanno compiuto un’altra impresa notevole, raggiungendo la cima del Lhotse (8.516 metri), la quarta montagna più alta della Terra, senza l’ausilio di ossigeno supplementare. Questo successo rappresenta l’ottavo ottomila senza ossigeno per Camandona e il primo per Cazzanelli.
Questa salita arriva dopo che Cazzanelli aveva guidato l’astronauta Maurizio Cheli in cima all’Everest con l’uso di ossigeno, mentre Camandona aveva dovuto rinunciare al tentativo a causa di problemi logistici. La stagione sull’Everest ha visto un numero elevato di ascensioni, stimate attorno alle 640, ma anche diversi decessi, tra cui quello dell’alpinista giapponese Nobukazu Kuriki, al suo ottavo tentativo di salire l’Everest senza ossigeno.
Oltre la conquista: il significato dell’alpinismo moderno
L’alpinismo moderno non si limita alla semplice conquista di una vetta, ma rappresenta un’esperienza umana profonda, fatta di sfide, amicizia e rispetto per la montagna. Le imprese di Cazzanelli e dei suoi compagni dimostrano come l’esplorazione di vette remote e tecnicamente impegnative possa arricchire l’alpinismo di nuovi significati, spingendo gli atleti a superare i propri limiti e a creare legami indissolubili con la natura e con gli altri.
Amici appassionati di montagna, cosa ne pensate di queste imprese? L’alpinismo moderno, come abbiamo visto, non è solo una questione di altezza, ma di sfida, di amicizia e di rispetto per l’ambiente. Un concetto base da tenere a mente è che la preparazione fisica e mentale sono fondamentali per affrontare queste sfide. Un concetto più avanzato è la conoscenza approfondita delle tecniche di progressione su ghiaccio e roccia, nonché la capacità di valutare i rischi e prendere decisioni consapevoli.
Ma al di là degli aspetti tecnici, l’alpinismo è soprattutto un’esperienza umana. Cosa vi spinge a cercare la vetta? È la voglia di superare i vostri limiti? È il desiderio di ammirare il mondo da una prospettiva diversa? Qualunque sia la vostra motivazione, ricordatevi sempre di affrontare la montagna con umiltà e rispetto, perché è lei che ci permette di vivere queste emozioni uniche.







