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- Nel 2025, David Göttler ha raggiunto la vetta del Nanga Parbat lungo la via Schell, sul versante Rupal, senza l'ausilio di ossigeno supplementare, corde fisse, sherpa o infrastrutture, dimostrando la sua dedizione allo stile alpino.
- Göttler ha iniziato il suo percorso sul Nanga Parbat nel 2013-14, invitato da Simone Moro a tentare la salita invernale, e da allora è tornato più volte, sperimentando diverse strategie e stili.
- Göttler sottolinea l'importanza di lavorare sulla mente attraverso un percorso di coaching che lo aiuta a definire i propri valori, a fissare i propri obiettivi e a fare debriefing dopo le spedizioni, supportandolo nell'essere più lucido e onesto con se stesso.
L’alpinismo odierno è in costante evoluzione, alimentato da atleti che ambiscono a superare i propri confini e a ridisegnare i limiti del possibile. In questo contesto, David Göttler si distingue come un esempio di scalatore che privilegia l’approccio e la filosofia della salita rispetto al mero raggiungimento della vetta.
L’ascesa al Nanga Parbat: un percorso decennale
David Göttler, alpinista tedesco nato nel 1978, ha recentemente compiuto un’impresa notevole: la scalata della parete Rupal del Nanga Parbat in stile alpino. Questo successo, tuttavia, non è stato frutto del caso, ma il culmine di un percorso lungo e meticoloso. Göttler ha dedicato anni a questa montagna, ritornandovi più volte per acquisire esperienza, migliorare e affinare la propria strategia. Il Nanga Parbat, con i suoi 8.126 metri di altezza, ha rappresentato per lui una sfida costante, un “puzzle” da decifrare pezzo dopo pezzo.
Il legame di Göttler con il Nanga Parbat risale al 2013-14, quando Simone Moro lo invitò a tentare la salita invernale. Da allora, Göttler è tornato più volte, sperimentando diverse strategie e stili. Nel 2025, finalmente, è riuscito a raggiungere la vetta lungo la via Schell, sul versante Rupal, senza l’ausilio di ossigeno supplementare, corde fisse, sherpa o infrastrutture. Un’impresa che testimonia la sua dedizione allo stile alpino e alla purezza dell’esperienza.

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Lo stile alpino: trasparenza e valori
Nel panorama dell’alpinismo himalayano contemporaneo, spesso dominato da logiche commerciali e dall’ossessione per il risultato, lo stile alpino rappresenta una nicchia, ma una nicchia viva e pulsante. Göttler sottolinea che lo stile alpino non è una definizione rigida, ma un approccio che pone l’accento sulla trasparenza e sui valori.
Per Göttler, l’importante è essere onesti nel raccontare come si è salito, spiegando chiaramente le scelte fatte e le motivazioni che le hanno guidate. Questo significa ammettere l’uso di corde fisse sull’Everest, dove è impossibile farne a meno, o rinunciare a definire una salita come “solitaria” quando si è circondati da centinaia di persone. La coerenza con i propri principi, per Göttler, vale più di una cima raggiunta in fretta.
Questa filosofia si riflette anche nel suo rapporto con la paura e con il rischio. Göttler non si considera un alpinista temerario, ma una persona che ha molto rispetto per la montagna e che impara ad ascoltare le proprie sensazioni. Quando sente che qualcosa non va, non forza la situazione, ma torna indietro. Per lui, retrocedere non è una sconfitta, bensì una scelta fondamentale per la propria esistenza.
L’importanza della squadra e della preparazione mentale
L’esperienza di Göttler dimostra che l’alpinismo non è solo una questione di forza fisica e di tecnica, ma anche di preparazione mentale e di capacità di lavorare in squadra. Göttler ha scalato con alpinisti molto diversi tra loro, da Ueli Steck a Hervé Barmasse, da Simone Moro a Benjamin Védrines, e da ognuno di loro ha imparato qualcosa di prezioso.
Con Hervé Barmasse ha condiviso momenti bellissimi, con Ueli Steck ha imparato a guardare le cose da una prospettiva nuova, con Simone Moro ha imparato l’importanza della preparazione mentale e logistica. Ogni compagno di cordata gli ha mostrato un lato diverso dell’alpinismo, arricchendo la sua esperienza e ampliando i suoi orizzonti.
Inoltre, Göttler sottolinea l’importanza di lavorare sulla mente, attraverso un percorso di coaching che lo aiuta a definire i propri valori, a fissare i propri obiettivi e a fare debriefing dopo le spedizioni. Questo percorso lo supporta nell’essere più lucido, onesto e compassionevole con se stesso quando gli eventi non procedono come sperato.
Oltre la vetta: la serenità di aver scalato nel modo giusto
In definitiva, l’esperienza di David Göttler ci invita a riflettere sul significato dell’alpinismo e sui valori che lo animano. Per Göttler, la vetta non è l’obiettivo finale, ma solo una tappa di un percorso più ampio. Ciò che conta davvero è il modo in cui si sceglie di salire, la coerenza con i propri principi, la trasparenza verso gli altri e verso se stessi.
Quando si raggiunge questa consapevolezza, si realizza che la vera riuscita non risiede nella cima conquistata, ma nella pacifica certezza di aver completato l’ascesa secondo i propri desideri. Una serenità che deriva dalla consapevolezza di aver dato il massimo, di aver rispettato la montagna e i propri compagni, di aver vissuto un’esperienza autentica e profonda.
Un’etica dell’alpinismo per il futuro
L’approccio di David Göttler all’alpinismo incarna un’etica che pone al centro il rispetto per la montagna, la trasparenza e la coerenza con i propri valori. Questa visione, sebbene rappresenti una nicchia nel panorama attuale, è fondamentale per preservare l’integrità dell’alpinismo e per promuovere una pratica più consapevole e responsabile.
Nozione base di alpinismo: Lo stile alpino, come praticato da Göttler, si distingue per l’assenza di supporti esterni come corde fisse o portatori d’alta quota, privilegiando l’autonomia e la leggerezza.
Nozione avanzata di alpinismo: L’etica dell’alpinismo, al di là delle tecniche e delle attrezzature, si fonda su un profondo rispetto per l’ambiente montano e sulla consapevolezza dei propri limiti, promuovendo un approccio umile e responsabile.
Riflettiamo: in un mondo sempre più orientato alla performance e al successo immediato, l’esempio di David Göttler ci ricorda che il vero valore risiede nel processo, nella crescita personale e nella coerenza con i propri ideali. L’alpinismo, in fondo, è una metafora della vita: ciò che conta non è tanto la meta, quanto il modo in cui scegliamo di raggiungerla.