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- Sul Makalu, Denis Aleksenko e Artem Tsentsevitsky hanno trascorso 45 giorni in spedizione, riducendo al minimo le scorte alimentari, dimostrando un ritorno all'alpinismo essenziale.
- In Val Masino, Pietro Vidi e Alessandro Larcher hanno completato la via «Joy Division», composta da 20 tiri con difficoltà fino a 8b, evidenziando l'importanza della collaborazione in condizioni estreme.
- Sul Dhaulagiri, 5 alpinisti russi hanno perso la vita dopo essere partiti dal Campo IV a 7.400 m, un tragico evento che sottolinea i pericoli intrinsechi dell'alpinismo d'alta quota e l'importanza della preparazione.
In un’era dell’alpinismo dove imprese al limite e avventure individuali riscuotono sempre più interesse, due eventi distinti, ma di pari importanza, si connettono per definire l’essenza dell’alpinismo contemporaneo. Da una parte, l’ardito tentativo di due scalatori russi sul Makalu, un picco himalayano maestoso e remoto, dall’altra, la ripetizione di una via a più lunghezze di notevole difficoltà in Val Masino, un vero banco di prova per capacità e tenacia.
L’audace solitudine del Makalu
Denis Aleksenko e Artem Tsentsevitsky, due alpinisti russi, si sono lanciati in una spedizione solitaria sul Makalu, una delle cime più ardue dell’Himalaya. La loro impresa, segnata dall’assenza di supporto logistico e da risorse limitate, rappresenta un ritorno alle origini dell’alpinismo, dove perizia, autonomia e resilienza sono le chiavi per il successo. Dopo 45 giorni passati sulla montagna, con scorte alimentari ridotte all’osso, i due alpinisti hanno scelto di tentare un’ultima scalata alla vetta. La loro determinazione traspare dalle parole condivise sui social media poco prima della partenza: “Non ci aspettavamo un’epoca di spedizione così lunga… cibo, gas, benzina stanno finendo. Anche il tempo”.
La peculiarità di questa impresa sta nel suo carattere senza tempo. Aleksenko e Tsentsevitsky sono isolati, sia sulla montagna che al campo base, privi delle comunicazioni costanti e dell’imponente logistica che spesso caratterizzano le spedizioni moderne. Questa solitudine, unita alla penuria di risorse, rende la loro ascesa un’avventura tanto avvincente quanto pericolosa. Al campo base, ad aspettarli, è rimasta solo Simona Samilenko, un’amica, con provviste minime.

- Che imprese incredibili! ⛰️ La determinazione di questi alpinisti......
- La tragedia sul Dhaulagiri ci ricorda i pericoli... 😔...
- L'etica dell'alpinismo: un codice di condotta fondamentale... 🤔...
“Joy Division” al Qualido: una sfida di tecnica e determinazione
Nel cuore della Val Masino, Pietro Vidi e Alessandro Larcher hanno affrontato “Joy Division”, una via a più tiri che costituisce una vera sfida per gli scalatori. Con 20 tiri e una difficoltà massima di 8b già nella prima lunghezza, questa via esige non solo forza fisica, ma anche una considerevole tecnica e grande tenacia. La via, concepita da Simone Pedeferri nel 2004, ingloba tre itinerari già esistenti: “Forse si, forse no” (I. Koller, P. Machai, M. Piala, 1996), “Mellodramma” (Gianni e Paolo Covelli, S. Fieschi, F. Spatola, 1989) e “Melat” (S. Brambati, A. Carnati e P. Vitali, 1993).
L’ascensione di Vidi e Larcher non è stata affatto agevole. Il clima avverso ha messo a dura prova la loro calma e la loro armonia. Come ha raccontato Larcher, “Eravamo in portaledge dalle 9 della sera alle 5 del giorno dopo. Alla fine la nostra amicizia ha fatto un salto in avanti, quando stai così tanto tempo in una situazione del genere o vai d’accordo, oppure si fa difficile”. Nonostante le difficoltà, i due alpinisti sono riusciti a superare ogni ostacolo, dimostrando che la determinazione e la collaborazione sono fondamentali per affrontare le sfide più impegnative.
Il Dhaulagiri: una tragedia che scuote il mondo dell’alpinismo
Mentre Aleksenko e Tsentsevitsky si impegnavano per raggiungere la cima del Makalu e Vidi e Larcher vincevano le difficoltà del “Joy Division”, una tragedia si consumava sul Dhaulagiri, un’altra possente vetta dell’Himalaya. Cinque alpinisti russi, partiti dal Campo IV (a 7.400 m) per l’assalto alla vetta, sono stati ritrovati senza vita a una quota di 7.100 metri. Si presume che gli scalatori siano caduti da un’altitudine di 7.600 metri.
La notizia ha sconvolto profondamente la comunità alpinistica internazionale. Alexander Dusheyko, Oleg Kruglov, Vladimir Chistikov, Mikhail Nosenko e Dmitrii Shpilevoi avevano lasciato il Campo IV alle sei del mattino di domenica 6 ottobre. L’ultima comunicazione con il campo base risaliva alle 11 di quella sera. Valerii Shamalo, un altro membro del gruppo, si era sentito male poco dopo la partenza ed era tornato indietro, salvandosi la vita. Stranamente, Denis Aleksenko, appena tornato dal successo sul Makalu, ha partecipato alle operazioni di ricerca e ha localizzato i corpi dei suoi connazionali.
Riflessioni sul significato dell’alpinismo moderno
La montagna non fa sconti, e la tragedia del Dhaulagiri ce lo ricorda brutalmente. Ma l’alpinismo non è solo rischio e pericolo. È anche passione, determinazione, amicizia e rispetto per la natura. Le imprese di Aleksenko e Tsentsevitsky sul Makalu e di Vidi e Larcher sul Qualido ci dimostrano che l’alpinismo è un’attività complessa e sfaccettata, che richiede non solo abilità tecniche e preparazione fisica, ma anche una profonda conoscenza di sé stessi e dei propri limiti.
L’alpinismo moderno si trova di fronte a sfide nuove e complesse. Da un lato, la crescente popolarità dell’alpinismo commerciale, con spedizioni organizzate e supporto logistico massiccio, rischia di snaturare lo spirito originario di questa attività. Dall’altro, l’evoluzione delle tecnologie e delle attrezzature consente agli alpinisti di affrontare sfide sempre più estreme, aprendo nuove frontiere all’esplorazione e alla scoperta.
In questo contesto, è fondamentale preservare i valori fondamentali dell’alpinismo: il rispetto per la montagna, l’autosufficienza, la responsabilità e la solidarietà. Solo così potremo continuare a vivere l’alpinismo come un’esperienza autentica e significativa, capace di arricchire le nostre vite e di farci sentire parte di qualcosa di più grande.
Amici appassionati di montagna, riflettiamo un attimo. Avete presente quando si dice che “la montagna insegna”? Ecco, dietro a questa frase apparentemente semplice si cela una verità profonda. L’alpinismo, in tutte le sue forme, ci mette di fronte ai nostri limiti, ci costringe a fare i conti con la nostra fragilità, ma allo stesso tempo ci spinge a superare noi stessi, a trovare risorse che non pensavamo di avere. È un’esperienza che ci cambia, che ci rende più consapevoli e più umili.
E ora, una nozione un po’ più avanzata. Avete mai sentito parlare di “etica dell’alpinismo”? Si tratta di un insieme di principi e valori che guidano il comportamento degli alpinisti, sia in montagna che nella vita di tutti i giorni. L’etica dell’alpinismo promuove il rispetto per la natura, l’autosufficienza, la responsabilità, la solidarietà e l’umiltà. È un codice di condotta che ci invita a vivere la montagna in modo consapevole e rispettoso, lasciando dietro di noi solo le nostre orme e portando via solo i nostri ricordi.
Vi invito a riflettere su questi temi. Cosa significa per voi l’alpinismo? Quali sono i valori che vi guidano in montagna? E come potete applicare questi valori nella vostra vita di tutti i giorni? La montagna è un libro aperto, pronto a svelare i suoi segreti a chi sa ascoltare. Sta a noi saper leggere tra le righe e trarre insegnamenti preziosi per la nostra crescita personale.
e riparafrasate:
piala mellodramma gianni e paolo covelli s
sono solo alcuni dei pionieri che hanno affrontato “Mellodramma”.
alla fine la nostra amicizia ha fatto un salto in avanti quando stai cos tanto tempo in una situazione del genere o vai d accordo oppure si fa difficile “Stare così tanto tempo fianco a fianco ci ha forzato a trovare un’intesa, cementando il nostro legame: in situazioni estreme, o si collabora, o si soccombe”.
* alexander dusheyko oleg kruglov vladimir chistikov mikhail nosenko e dmitrii shpilevoi avevano lasciato il campo iv alle sei del mattino di domenica ottobre
Il team, composto da Alexander Dusheyko, Oleg Kruglov, Vladimir Chistikov, Mikhail Nosenko e Dmitrii Shpilevoi, era partito dal campo base all’alba di domenica 6 ottobre.
- Aggiornamenti sull'impresa di Aleksenko e Tsentsevitsky direttamente dalla pagina facebook.
- Dettagli sulla via "Joy Division" al Qualido, con informazioni tecniche.
- Articolo su planetmountain che descrive la preparazione di Larcher e Vidi.
- Pagina Facebook di un team di spedizione sul Makalu, utile per approfondimenti.