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Nuovo orso nel Vco? Verità o allarmismo?

L'avvistamento di possibili nuove tracce di Ursus arctos nel vco riaccende il dibattito sulla convivenza tra uomo e fauna selvatica, tra conferme, smentite e implicazioni per il turismo e la sicurezza in montagna.
  • Ritrovamento di possibili feci di orso a 1300 metri di altitudine nel Parco Nazionale della Val Grande, comune di Malesco, suggeriscono la presenza di un orso giovane diverso da M29.
  • Pareri discordanti tra gli esperti: mentre alcuni zoologi concordano sulla compatibilità delle feci con quelle di un orso, il comandante dei Carabinieri Forestali del Parco Nazionale della Val Grande esprime cautela. Il presidente del Parco parla di «fake news», ribadendo che «al 99,99% l'unico orso è M29».
  • La mancata adesione al radiocollaraggio di M29 nel 2024, nonostante la richiesta avviata dalla Provincia del VCO e dal Parco Nazionale della Val Grande, viene vista come una mancanza nel piano di monitoraggio, che avrebbe potuto chiarire l'identificabilità dell'orso avvistato.

L’attenzione si concentra, in particolar modo, sulla possibile esistenza di nuovi esemplari di Ursus arctos in quest’area geografica specifica. Questa questione, tuttavia, trascende la mera curiosità di tipo naturalistico, impattando direttamente sulla sicurezza degli alpinisti e degli escursionisti che frequentano la zona, sulle strategie di convivenza tra uomo e fauna selvatica, e sull’indotto economico generato dal cosiddetto “turismo faunistico”.

Il ritrovamento è avvenuto a circa *1300 metri di altitudine, all’interno dei confini del Parco Nazionale della Val Grande, precisamente nel comune di Malesco. L’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali (ANPAVR) ha prontamente reso noto che le prime analisi effettuate sulle fotografie delle feci in questione suggeriscono una potenziale appartenenza a un orso giovane, differente dal ben noto esemplare denominato M29, un maschio adulto che da diversi anni gravita in quest’area. Le caratteristiche morfologiche delle feci, quali una colorazione più scura, l’assenza di resti ossei visibili e dimensioni complessivamente ridotte, sembrano discostarsi da quelle che si attribuirebbero a un orso adulto delle dimensioni di M29, il cui peso è stimato attorno ai 300 kg. È essenziale evidenziare che al momento presente non sono raggiungibili considerazioni conclusive riguardo alle indagini in corso. Diversi esperti qualificati nel settore hanno affermato che solamente una meticolosa analisi genetica potrà stabilire senza margine di errore se le feci appartengono realmente a un orso. In tale contesto, L’ANPAVR ha manifestato la volontà di inviare eventuali reperti supplementari a un laboratorio specializzato dotato della necessaria accreditazione per effettuare test sul DNA. Si è scelta la massima riservatezza riguardo alla localizzazione esatta del ritrovamento per prevenire possibili disturbi o contaminazioni ambientali mentre si attendono futuri sviluppi nelle indagini.

Pareri contrastanti tra gli esperti

Le opinioni degli esperti del settore si sono rivelate, fin da subito, divergenti. Paolo Forconi, zoologo specializzato in orsi bruni, ha espresso la sua convinzione circa la “molto probabile” appartenenza delle feci a un orso giovane, pur non escludendo del tutto la possibilità di una confusione con escrementi di cinghiale. Andrea Mustoni, altro zoologo di fama e coordinatore del progetto Life Ursus, ha concordato sulla compatibilità delle feci con quelle di un orso, minimizzando la possibilità di un coinvolgimento del cinghiale. Al contrario, Andrea Baldi, colonnello e comandante dei Carabinieri Forestali del Parco Nazionale della Val Grande, ha mostrato maggiore cautela, dichiarando che “a vedere così non sembrano di orso” e insistendo sulla necessità di indagini più approfondite.
Luigi Spadone, presidente del Parco Nazionale della Val Grande, ha etichettato la notizia come una “
fake news“, invitando alla prudenza e a evitare “inutili allarmismi”, ribadendo con forza che “al 99,99% l’unico orso è M29”. In risposta alle affermazioni emerse nei recenti dibattiti pubblici, l’ANPAVR ha messo in evidenza come la prima segnalazione riguardante la presenza dell’orso M29 sia giunta da un cittadino privato piuttosto che dall’ente parrocchiale competente. Questo accadimento ribadisce quanto sia fondamentale dare valore ai suggerimenti che provengono da fonti esterne ai soggetti autorizzati a eseguire il monitoraggio faunistico. Inoltre, è opportuno notare che una fototrappola ha catturato un’immagine del medesimo orso il 26 agosto 2025, situata nei pressi dell’abitato di Finero nel comune di Malesco, un’area al di sotto dei confini ufficiali del parco della Val Grande; si è stimata una lunghezza compresa tra i 155 e 160 cm.

Nel corso dell’anno 2024, la Provincia del VCO insieme al Parco Nazionale della Val Grande hanno avviato la richiesta necessaria per ottenere autorizzazioni dal Ministero dell’Ambiente con lo scopo specifico di impegnarsi nel radiocollaraggio dell’orso noto come M29.
Il tema legato alla decisione su tale operazione si dimostra essere uno snodo chiave nella vicenda stessa; infatti, qualora questa misura fosse stata adottata precedentemente, gli spostamenti successivi dello stesso animale sarebbero stati tracciabili con precisione infinita: ciò avrebbe garantito verifiche puntuali riguardo all’effettiva identificabilità tra quell’individuo scorto qualche mese addietro ed eventuali altri orsi presenti nell’ambito della regione. La decisione di non procedere con il radiocollaraggio viene vista da alcuni come una significativa mancanza nel piano di monitoraggio della fauna selvatica. Tale omissione potrebbe essere stata all’origine delle attuali incertezze e delle speculazioni relative alla possibile esistenza di un secondo orso nella zona.

Cosa ne pensi?
  • Ottima notizia! La presenza di un nuovo orso è un segno......
  • Allarmismo ingiustificato! Concentriamoci sulla convivenza pacifica, non sulla......
  • Radiocollaraggio mancato: la vera causa di incertezza? 🤔 Se avessero tracciato M29......

Implicazioni per alpinisti ed escursionisti

Nel momento in cui si confermasse l’arrivo di un nuovo orso nella regione del VCO, sarebbe opportuno considerare con attenzione le ripercussioni su alpinisti ed escursionisti nelle aree montane. Questi ultimi saranno chiamati ad attuare una serie ben definita di atteggiamenti volti a contenere i rischi legati ai possibili incontri con il grande mammifero. In primo piano vi è l’importanza fondamentale dell’evitare assolutamente di lasciare cibo incustodito lungo i sentieri; allo stesso modo, si consiglia vivamente di ottenere risultati efficaci facendo rumore mentre ci si muove. È essenziale altresì padroneggiare le pratiche da attuare se ci si imbatte nell’orso: questo implica innanzitutto la necessità imperativa di mantenere serenità. Non avvicinandosi mai all’animale stesso con foga smodata e ottimistica. Un approccio prudente prevede un rapido ma silenzioso allontanamento dalla situazione.

D’altro canto, sarebbe opportuna anche una reattiva azione proattiva della Regione insieme agli organi locali. Sarebbero incluse misure formative orientate sul tema del comportamento responsabile presso il pubblico locale. Sempre più nella pratica si devono fornire informazioni dirette circa quali precauzioni sono necessarie; anche trovare “le armi giuste” come nello sfidare contro altri predatori – un esempio significativo può essere rappresentato dagli spray contro animali selvatici insidiosi, legittimi dall’uso non mortale. Specialmente riguardo la protezione del cittadino e la sicurezza pubblica, è fondamentale rendere accessibile materiali derivanti da tali predisposizioni prudenti, restando totalmente sereni in suddetta avventura fra i boschi, senza essere imprudenti o irritati nel dover affrontare situazioni instabili e spiacevoli. Interagire con i grandi predatori comporta l’adozione di strategie sia sostenibili che improntate alla responsabilità. Questo è essenziale non solo per riconoscere i rischi associati alla loro presenza ma anche per apprezzare il loro ruolo critico all’interno dell’ambiente alpino.
Le Alpi rappresentano uno scenario naturale intrinsecamente complesso e in costante mutamento; pertanto il recupero di specie precedentemente estinte come l’orso deve essere visto sotto una luce positiva riguardante la salute ecologica generale. Tuttavia, tale rilancio richiede comunque misure gestionali accorte al fine di tutelare sia gli individui che vivono nella regione sia gli animali stessi. Una simile alleanza tra uomo e natura può essere realizzata solo se si stabilisce un equilibrato compromesso: ciò implica adottare soluzioni basate su evidenze scientifiche unite a principi fondamentali quali il
*rispetto reciproco* e il lavoro collettivo verso obiettivi comuni.

Opportunità e sfide del turismo faunistico

Parallelamente alla gestione dei rischi, la presenza dell’orso, e più in generale della fauna selvatica, può trasformarsi in un’opportunità di sviluppo per un turismo di tipo sostenibile, intrinsecamente rispettoso dell’ambiente. Il cosiddetto “turismo faunistico*” è in grado di generare un indotto economico considerevole, strettamente connesso alla vendita di attrezzature specialistiche, quali binocoli, zaini e abbigliamento tecnico, e alla fornitura di servizi di accompagnamento, come le guide naturalistiche e le escursioni guidate, senza dimenticare il settore della ricettività, che comprende alberghi, rifugi e altre strutture di accoglienza.

Tuttavia, è di fondamentale importanza che questo tipo di turismo venga gestito con la massima responsabilità, evitando accuratamente di arrecare disturbo alla fauna selvatica e di compromettere l’integrità degli habitat naturali. Un approccio equilibrato, fondato sulla conoscenza scientifica, sulla partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti, dalle amministrazioni pubbliche agli operatori turistici, dalle associazioni ambientaliste alle comunità locali, si rivela essenziale per garantire una convivenza pacifica e duratura tra l’uomo e i grandi predatori che popolano le Alpi.

Un esempio virtuoso di tale approccio è rappresentato dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove la presenza dell’orso bruno marsicano è diventata un vero e proprio simbolo e un motore trainante per il turismo locale. A Pescasseroli, la “capitale” del parco, si è assistito a un incremento significativo del numero di strutture alberghiere a partire dagli anni ’20 del secolo scorso, parallelamente a una diminuzione del numero di capi di bestiame. I turisti che visitano il parco lo fanno, in gran parte, attratti dalla possibilità di osservare gli orsi nel loro ambiente naturale, partecipando a escursioni guidate e utilizzando strumentazioni specifiche. Questo tipo di turismo crea indubbie opportunità economiche per le comunità locali, ma richiede, al contempo, una gestione oculata per evitare di arrecare disturbo alla fauna e di compromettere l’integrità degli habitat.

Convivenza possibile: un equilibrio tra uomo e natura

La questione riguardante il sospetto arrivo di un nuovo orso nel VCO invita a contemplare in modo più ampio la coabitazione fra l’essere umano e i grandi predatori nelle Alpi. Se si dovesse confermare l’esistenza di questo secondo individuo, ciò potrebbe costituire non solo una positiva indicazione del recupero degli ecosistemi alpini, ma suggerire anche necessità urgentemente avvertite: quella della gestione oculata, mirata sia alla salvaguardia delle comunità locali che alla protezione della fauna autoctona.

In questo contesto emerge con evidenza come la soluzione per una relazione serena fra uomini e animali risieda nella ricerca incessante di un delicato bilanciamento fra necessità umane ed esigenze naturali. È cruciale adottare strategie supportate da dati scientifici validati, promuovendo collaborazioni interattive fatte su misura rispettando le particolarità reciproche. L’invito pressante è quello di superare qualsiasi tipo di opposizione ideologica al fine di edificare insieme una prospettiva futura dove esseri umani e animali selvatici possano vivere senza conflitti all’interno dello scenario incantevole delle Alpi; così facendo possiamo concorrere anche a uno sviluppo turistico che si dimostri responsabile ed eco-sostenibile.
Riguardo alle attività montane e all’alpinismo stesso, è importante tenere presente come tali esperienze nei luoghi incontaminati comportino inevitabilmente elementi di rischio considerevoli. Acquisire conoscenze riguardo ai comportamenti appropriati durante eventuali incontri con animali selvatici è imprescindibile; altresì fondamentale è rispettare l’ambiente circostante ed attenersi alle indicazioni fornite dagli esperti del settore. Questi elementi risultano vitali per poter esplorare gli ambienti montani in modo sicuro ed informato.

Analizzando il fenomeno sotto una prospettiva più ampia, si comprende chiaramente che i grandi predatori come l’orso svolgono un ruolo cruciale nel preservare gli equilibri ecologici delle aree alpine. Essi facilitano non soltanto il mantenimento della biodiversità, ma anche quello della resilienza dei vari ecosistemi naturali. Di conseguenza, l’approccio alla gestione della fauna selvatica va oltre il mero aspetto legato alla sicurezza; saper riconoscere queste dinamiche offre invece lo spunto per rivalutare il tesoro naturale rappresentato dalle Alpi stesse attraverso uno sviluppo turistico sostenibile capace infine di offrire vantaggi economici nonché sociali alle popolazioni locali.

Da questa analisi emerge chiaramente quanto sia necessario tutelarsi rispetto all’immenso valore intrinseco offerto dalla montagna, caratterizzata da scenari incantevoli unitamente a una notevole ricchezza biologica. Una simile coesistenza fra uomini ed animali selvatici assume contorni promettenti se indirizzata secondo criteri responsabili: ciò potrebbe dunque ampliare significativamente le occasioni affinché tutti coloro che si avventurano nei territori montani possano fruire appieno dell’esperienza, dando vita a momenti proficui d’esplorazione personale.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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