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- Nell'estate del 2025 si sono registrati 83 decessi in montagna tra il 21 giugno e il 23 luglio, un dato allarmante che ha spinto il CNSAS a definire la situazione «oltre ogni limite».
- Nel 2024, il CNSAS ha effettuato 12.063 missioni di soccorso, assistendo 11.789 persone, ma registrando anche 466 decessi, evidenziando la persistente criticità della situazione.
- La caduta o scivolata rappresenta la causa principale degli interventi di soccorso (43,2%), seguita dall'incapacità durante l'attività (26,5%), e un preoccupante 91,4% delle persone soccorse non è iscritto al Club Alpino Italiano (CAI).
L’estate del 2025 ha segnato un punto critico per la sicurezza in montagna, con un incremento allarmante di incidenti, molti dei quali con conseguenze fatali. Questo scenario ha sollevato interrogativi urgenti sull’efficacia delle misure di prevenzione esistenti e sulla necessità di strategie più incisive per proteggere escursionisti e alpinisti. Il caso di un settantenne, vittima di una tragica caduta durante un’escursione, ha catalizzato l’attenzione pubblica e ha stimolato un’approfondita riflessione sulle dinamiche che contribuiscono a questa emergenza. Si registra un dato inquietante: ben 83 decessi sono stati registrati in un lasso di tempo ristretto, tra il 21 giugno e il 23 luglio 2025, insieme alla segnalazione di cinque persone disperse. Il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ha espresso seria preoccupazione, definendo la situazione come “oltre ogni limite”, con un incremento del 20% negli interventi rispetto alla media degli anni precedenti.
Il quadro statistico delineato dal CNSAS rivela una realtà complessa e articolata. Nel 2024, sono state condotte 12.063 missioni di soccorso, assistendo un totale di 11.789 persone. Tuttavia, il lato oscuro di queste cifre è rappresentato dai 466 decessi, dalle 1.431 persone ferite gravemente e dalle 5.288 che hanno subito lesioni di minore entità. Analizzando i dati relativi al triennio 2022-2024, si osserva una persistente stabilità nel volume complessivo degli interventi, con un picco nel 2023 (12.349 missioni) seguito da un leggero calo nel 2024 (12.063), valore comunque superiore alle 10.367 registrate nel 2022. Nonostante una lieve flessione nel numero di decessi (466 nel 2024, 491 nel 2023 e 504 nel 2022), il CNSAS sottolinea come il dato rimanga “altamente significativo”, a conferma della continua pressione sul sistema di soccorso alpino. La montagna, pur offrendo scenari di straordinaria bellezza, si conferma un ambiente che richiede un approccio consapevole e prudente.
I fattori determinanti negli incidenti montani: un’analisi approfondita
Dietro l’aumento degli incidenti montani si celano una serie di fattori interconnessi, che spaziano dalle condizioni ambientali alle scelte individuali. L’incremento del turismo montano, spesso alimentato dalla ricerca di refrigerio durante le ondate di calore, si combina con una preparazione inadeguata da parte di molti escursionisti. Le statistiche del CNSAS indicano che la caduta o scivolata rappresenta la causa principale degli interventi (43,2%), seguita dall’incapacità durante l’attività (26,5%) e dai malori (12,7%). L’escursionismo emerge come l’attività più a rischio (44,3%), seguita dallo sci alpino e nordico (14%) e dalla mountain bike (6,8%). Un dato allarmante è la scarsa adesione al Club Alpino Italiano (CAI), con il 91,4% delle persone soccorse che non risultano essere soci.
La ricerca spasmodica di visibilità sui social media, con la conseguente emulazione di imprese al limite delle proprie capacità, è un ulteriore elemento da considerare. Come ha osservato con amarezza Maurizio Dellantonio, “una foto in vetta oggi vale più di mille consigli”, evidenziando una pericolosa inversione di valori. Le condizioni meteorologiche avverse, aggravate dai cambiamenti climatici, contribuiscono ad aumentare i rischi, trasformando sentieri apparentemente sicuri in trappole insidiose. In questo contesto complesso, è essenziale valutare l’efficacia delle misure di sicurezza esistenti e individuare nuove strategie per mitigare i rischi e proteggere la vita umana. La montagna non perdona l’improvvisazione e richiede un approccio responsabile e consapevole.

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Le voci degli esperti e le proposte per una maggiore sicurezza in montagna
Il dibattito sulla sicurezza in montagna ha coinvolto esperti di diversi settori, dai soccorritori alpini agli psicologi, dalle guide alpine ai legislatori. Le loro voci convergono sulla necessità di un approccio multifattoriale che combini prevenzione, formazione, regolamentazione e responsabilizzazione. Paolo De Luca, esperto di montagna, sottolinea come molti incidenti siano il risultato di “superficialità e scarsa preparazione”. De Luca propone una legge specifica per la sicurezza in montagna, estendendo le norme dello sci di discesa all’escursionismo e all’alpinismo, e suggerisce la stipula di polizze assicurative e l’introduzione del pagamento integrale dei soccorsi per chi si espone a rischi evitabili. “Andare in montagna è una scelta che comporta un margine di rischio; chi poi imprudentemente si mette in condizione di pericolo deve accettarne le conseguenze, anche economiche”, afferma De Luca.
L’idea di far pagare i soccorsi trova ampio consenso tra gli esperti, tra cui Lara Magoni, Danilo Barbisotti e Reinhold Messner, che la considerano un deterrente efficace contro la negligenza. Alcune regioni, come Trentino Alto Adige, Val d’Aosta e Veneto, hanno già <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://www.trekking.it/news/soccorso-alpino-pagamento-ticket/”>adottato sistemi di ticket per i soccorsi alpini, ottenendo risultati incoraggianti in termini di riduzione degli interventi. Tuttavia, la deterrenza economica non è l’unica soluzione. È fondamentale investire nella formazione e nella sensibilizzazione, fornendo agli escursionisti gli strumenti necessari per affrontare la montagna in sicurezza. Il Soccorso Alpino raccomanda di consultare sempre i bollettini meteo, scegliere itinerari adeguati alle proprie capacità, utilizzare attrezzature adeguate ed evitare di avventurarsi da soli. La montagna è un ambiente severo che richiede rispetto e preparazione.
Verso un futuro più sicuro in montagna: un impegno condiviso
La crescente frequenza degli incidenti montani impone una riflessione profonda e un cambio di paradigma nell’approccio alla sicurezza. È necessario superare la logica dell’emergenza e adottare una visione strategica che promuova la prevenzione, la formazione e la responsabilizzazione. Le misure di sicurezza attualmente in vigore, come la segnaletica dei sentieri, i percorsi attrezzati e i bollettini meteo, devono essere potenziate e integrate con nuove iniziative. È fondamentale intensificare i corsi di formazione per escursionisti e alpinisti, con particolare attenzione alla lettura delle carte topografiche, all’orientamento, alla valutazione dei rischi e all’utilizzo dell’attrezzatura. Le campagne di sensibilizzazione devono sfruttare i media e i social network per raggiungere un pubblico più ampio e promuovere una cultura della sicurezza.
L’introduzione di una normativa più stringente sulla sicurezza in montagna, con sanzioni per chi si comporta in modo imprudente, è un passo necessario per responsabilizzare gli escursionisti. Incentivare la stipula di polizze assicurative per le attività sportive in montagna e introdurre il pagamento dei soccorsi per chi si mette in pericolo per negligenza sono ulteriori misure che possono contribuire a ridurre il numero degli incidenti. Infine, è essenziale promuovere l’utilizzo di app e dispositivi GPS per la localizzazione e il soccorso in caso di emergenza. La montagna è un patrimonio prezioso che va tutelato, non solo per la sua bellezza, ma anche per la sicurezza di chi la frequenta. Un futuro più sicuro in montagna richiede un impegno condiviso da parte di istituzioni, esperti e singoli cittadini. La responsabilità è la chiave per vivere la montagna in armonia e sicurezza.
Un’ultima riflessione
Se ci pensiamo, la montagna è un po’ come la vita: offre panorami mozzafiato ma presenta anche insidie nascoste. Come per affrontare un sentiero impervio, è essenziale conoscere le basi della sicurezza alpina: saper leggere una cartina, valutare le condizioni meteo, avere l’equipaggiamento giusto. Questo è il livello base, accessibile a tutti, che ci permette di muoverci con maggiore consapevolezza.
Ma la montagna, come la vita, ci spinge anche a superare i nostri limiti, a esplorare nuove vette. E qui entra in gioco la conoscenza avanzata: tecniche di autosoccorso, gestione del rischio in ambienti estremi, capacità di prendere decisioni rapide e informate. Questa conoscenza, frutto di esperienza e formazione continua, ci permette di affrontare sfide sempre più grandi, ma sempre con la consapevolezza dei pericoli.
La montagna, in fondo, è uno specchio: ci riflette la nostra preparazione, la nostra prudenza, la nostra capacità di adattamento. E ci ricorda che, anche nelle situazioni più difficili, la responsabilità è sempre nelle nostre mani.
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L’escalation degli incidenti montani nell’estate 2025: un’analisi preliminare
L’estate del 2025 ha segnato un punto critico per la sicurezza in montagna, con un incremento allarmante di incidenti, molti dei quali con conseguenze fatali. Questo scenario ha sollevato interrogativi urgenti sull’efficacia delle misure di prevenzione esistenti e sulla necessità di strategie più incisive per proteggere escursionisti e alpinisti. Il caso di un settantenne, vittima di una tragica caduta durante un’escursione, ha catalizzato l’attenzione pubblica e ha stimolato un’approfondita riflessione sulle dinamiche che contribuiscono a questa emergenza. Si registra un dato inquietante: ben 83 decessi sono stati registrati in un lasso di tempo ristretto, tra il 21 giugno e il 23 luglio 2025, insieme alla segnalazione di cinque persone disperse. Il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) ha espresso seria preoccupazione, definendo la situazione come “oltre ogni limite”, con un incremento del 20% negli interventi rispetto alla media degli anni precedenti.
Il quadro statistico delineato dal CNSAS rivela una realtà complessa e articolata. Nel 2024, sono state condotte 12.063 missioni di soccorso, assistendo un totale di 11.789 persone. Tuttavia, il lato oscuro di queste cifre è rappresentato dai 466 decessi, dalle 1.431 persone ferite gravemente e dalle 5.288 che hanno subito lesioni di minore entità. Analizzando i dati relativi al triennio 2022-2024, si osserva una persistente stabilità nel volume complessivo degli interventi, con un picco nel 2023 (12.349 missioni) seguito da un leggero calo nel 2024 (12.063), valore comunque superiore alle 10.367 registrate nel 2022. Nonostante una lieve flessione nel numero di decessi (466 nel 2024, 491 nel 2023 e 504 nel 2022), il CNSAS sottolinea come il dato rimanga “altamente significativo”, a conferma della continua pressione sul sistema di soccorso alpino. La montagna, pur offrendo scenari di straordinaria bellezza, si conferma un ambiente che richiede un approccio consapevole e prudente.
I fattori determinanti negli incidenti montani: un’analisi approfondita
Dietro l’aumento degli incidenti montani si celano una serie di fattori interconnessi, che spaziano dalle condizioni ambientali alle scelte individuali. L’incremento del turismo montano, spesso alimentato dalla ricerca di refrigerio durante le ondate di calore, si combina con una preparazione inadeguata da parte di molti escursionisti. Le statistiche del CNSAS indicano che la caduta o scivolata rappresenta la causa principale degli interventi (43,2%), seguita dall’incapacità durante l’attività (26,5%) e dai malori (12,7%). L’escursionismo emerge come l’attività più a rischio (44,3%), seguita dallo sci alpino e nordico (14%) e dalla mountain bike (6,8%). Un dato allarmante è la scarsa adesione al Club Alpino Italiano (CAI), con il 91,4% delle persone soccorse che non risultano essere soci.
La ricerca spasmodica di visibilità sui social media, con la conseguente emulazione di imprese al limite delle proprie capacità, è un ulteriore elemento da considerare. Come ha osservato con amarezza Maurizio Dellantonio, “una foto in vetta oggi vale più di mille consigli”, evidenziando una pericolosa inversione di valori. Le condizioni meteorologiche avverse, aggravate dai cambiamenti climatici, contribuiscono ad aumentare i rischi, trasformando sentieri apparentemente sicuri in trappole insidiose. In questo contesto complesso, è essenziale valutare l’efficacia delle misure di sicurezza esistenti e individuare nuove strategie per mitigare i rischi e proteggere la vita umana. La montagna non perdona l’improvvisazione e richiede un approccio responsabile e consapevole.

Le voci degli esperti e le proposte per una maggiore sicurezza in montagna
Il dibattito sulla sicurezza in montagna ha coinvolto esperti di diversi settori, dai soccorritori alpini agli psicologi, dalle guide alpine ai legislatori. Le loro voci convergono sulla necessità di un approccio multifattoriale che combini prevenzione, formazione, regolamentazione e responsabilizzazione. Paolo De Luca, esperto di montagna, sottolinea come molti incidenti siano il risultato di “superficialità e scarsa preparazione”. De Luca propone una legge specifica per la sicurezza in montagna, estendendo le norme dello sci di discesa all’escursionismo e all’alpinismo, e suggerisce la stipula di polizze assicurative e l’introduzione del pagamento integrale dei soccorsi per chi si espone a rischi evitabili. “Andare in montagna è una scelta che comporta un margine di rischio; chi poi imprudentemente si mette in condizione di pericolo deve accettarne le conseguenze, anche economiche”, afferma De Luca.
L’idea di far pagare i soccorsi trova ampio consenso tra gli esperti, tra cui Lara Magoni, Danilo Barbisotti e Reinhold Messner, che la considerano un deterrente efficace contro la negligenza. Alcune regioni, come Trentino Alto Adige, Val d’Aosta e Veneto, hanno già adottato sistemi di ticket per i soccorsi alpini, ottenendo risultati incoraggianti in termini di riduzione degli interventi. Tuttavia, la deterrenza economica non è l’unica soluzione. È fondamentale investire nella formazione e nella sensibilizzazione, fornendo agli escursionisti gli strumenti necessari per affrontare la montagna in sicurezza. Il Soccorso Alpino raccomanda di consultare sempre i bollettini meteo, scegliere itinerari adeguati alle proprie capacità, utilizzare attrezzature adeguate ed evitare di avventurarsi da soli. La montagna è un ambiente severo che richiede rispetto e preparazione.
Verso un futuro più sicuro in montagna: un impegno condiviso
La crescente frequenza degli incidenti montani impone una riflessione profonda e un cambio di paradigma nell’approccio alla sicurezza. È necessario superare la logica dell’emergenza e adottare una visione strategica che promuova la prevenzione, la formazione e la responsabilizzazione. Le misure di sicurezza attualmente in vigore, come la segnaletica dei sentieri, i percorsi attrezzati e i bollettini meteo, devono essere potenziate e integrate con nuove iniziative. È fondamentale intensificare i corsi di formazione per escursionisti e alpinisti, con particolare attenzione alla lettura delle carte topografiche, all’orientamento, alla valutazione dei rischi e all’utilizzo dell’attrezzatura. Le campagne di sensibilizzazione devono sfruttare i media e i social network per raggiungere un pubblico più ampio e promuovere una cultura della sicurezza.
L’introduzione di una normativa più stringente sulla sicurezza in montagna, con sanzioni per chi si comporta in modo imprudente, è un passo necessario per responsabilizzare gli escursionisti. Considerare l’ascesa in quota come un’opzione che inevitabilmente include una porzione di rischio.
Coloro che, agendo senza la dovuta cautela, si espongono al pericolo, devono assumersi la responsabilità anche delle implicazioni finanziarie: questa l’opinione di De Luca.
Incentivare la stipula di polizze assicurative per le attività sportive in montagna e introdurre il pagamento dei soccorsi per chi si mette in pericolo per negligenza sono ulteriori misure che possono contribuire a ridurre il numero degli incidenti. Infine, è essenziale promuovere l’utilizzo di app e dispositivi GPS per la localizzazione e il soccorso in caso di emergenza. La montagna è un patrimonio prezioso che va tutelato, non solo per la sua bellezza, ma anche per la sicurezza di chi la frequenta. Un futuro più sicuro in montagna richiede un impegno condiviso da parte di istituzioni, esperti e singoli cittadini. La responsabilità è la chiave per vivere la montagna in armonia e sicurezza.
Un’ultima riflessione
Se ci pensiamo, la montagna è un po’ come la vita: offre panorami mozzafiato ma presenta anche insidie nascoste. Come per affrontare un sentiero impervio, è essenziale conoscere le basi della sicurezza alpina: saper leggere una cartina, valutare le condizioni meteo, avere l’equipaggiamento giusto. Questo è il livello base, accessibile a tutti, che ci permette di muoverci con maggiore consapevolezza.
Ma la montagna, come la vita, ci spinge anche a superare i nostri limiti, a esplorare nuove vette. E qui entra in gioco la conoscenza avanzata: tecniche di autosoccorso, gestione del rischio in ambienti estremi, capacità di prendere decisioni rapide e informate. Questa conoscenza, frutto di esperienza e formazione continua, ci permette di affrontare sfide sempre più grandi, ma sempre con la consapevolezza dei pericoli.
La montagna, in fondo, è uno specchio: ci riflette la nostra preparazione, la nostra prudenza, la nostra capacità di adattamento. E ci ricorda che, anche nelle situazioni più difficili, la responsabilità è sempre nelle nostre mani.
- Report ufficiale del CNSAS sulle attività di sicurezza in montagna estate 2025.
- Dati ufficiali del CNSAS relativi alle attività di soccorso alpino nel 2022.
- Consigli del CAI per un'escursione responsabile e sicura in montagna.
- Dati statistici ufficiali del CNSAS su interventi, persone soccorse e tipologia di incidenti.