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- Bartek Ziemski ha compiuto un'ascensione e discesa del Manaslu (8.163 metri) senza ossigeno supplementare né sherpa, sciando dalla cima.
- Nel 2024, Ziemski e Oswald Rodrigo Pereira hanno affrontato diverse sfide nel «Mad Ski Project», tra cui un tentativo fallito sul Makalu a soli 50 metri dalla vetta.
- Il 22 settembre, 17 clienti di Seven Summit Treks hanno raggiunto la cima del Manaslu con l'aiuto di guide Sherpa, in contrasto con l'approccio autonomo di Ziemski e Yin-Kuei Hsu.
Bartek Ziemski. In un panorama in cui quasi 400 alpinisti si affidano all’ossigeno artificiale e a intricate strutture logistiche per affrontare i vertici himalayani, il polacco ha compiuto qualcosa di veramente eccezionale: ha conquistato gli 8.163 metri senza ausilio di ossigeno supplementare né supporto da parte degli sherpa; per aggiungere ulteriore audacia alla sua impresa si è presentato sulla cima equipaggiato con i suoi sci, pronto per una discesa adrenalinica.
Ziemski vanta uno storico significativo nel mondo dello sci alpinismo estremo, avendo già affrontato tali sfide in passato. Con questa ascensione si attesta come protagonista indiscusso della settima discesa sulla vetta di un Ottomila; tale traguardo dimostra chiaramente la forza d’animo e l’abilità tecnica del suo operato. Non più tardi dell’anno precedente aveva completato le discese integralmente dal Makalu (8.485 m) e dal Kangchenjunga (8.586 m), riflettendo su quanto sia rara la sinergia tra alta montagna ed escursione sciistica estrema nelle sue gesta atipiche fino alla recente impresa sul Manaslu: sebbene non fosse possibile effettuare una vera discesa integrale a causa delle asperità tecniche dell’Icefall presente fra Campo 2 e Campo 1, questo episodio rimane sicuramente uno dei capitoli più rilevanti della stagione montana corrente.
Il contrasto tra avventura solitaria e turismo di massa
L’esperienza ascensionale e discensionale di Ziemski rappresenta un scontro netto rispetto al fervore incessante visibile lungo la via tradizionale del Manaslu. Mentre lui procede in maniera autonoma e leggera verso l’apice della montagna, numerosi alpinisti, assistiti da guide esperte e muniti di attrezzature moderne tra cui ossigeno supplementare, stanno cercando invano di realizzare il loro ambizioso progetto: quello di toccare gli ottomila metri. Un episodio emblematico avvenuto il 22 settembre riguarda diciassette clienti dell’agenzia Seven Summit Treks che hanno trionfalmente tagliato il traguardo della cima grazie all’appoggio delle rispettive guide Sherpa; unico a scegliere una strategia differente è stato Yin-Kuei Hsu, proveniente da Taiwan, risoluto nel voler affrontare questa sfida senza ossigeno artificiale.
Tale contesto induce a una riflessione approfondita sui principi fondanti dell’avventura nel contesto odierno dell’alpinismo. Se da una parte si assiste a una dilatazione accessibile delle spedizioni in alta quota dovuta all’intervento delle agenzie commerciali che offrono servizi globali per conquistare le vette desiderate; dall’altra sussiste chi, come Ziemski, predilige un metodo più puristico nell’affrontare le montagne, concentrandosi su prove individuali in condizioni estremamente pure.
L’inclusione di personalità come quella dello spagnolo Carlos Soria, il quale sta affrontando la sfida della cima del Manaslu, contribuisce a rendere ancora più intrigante il già articolato contesto.

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Le sfide e i trionfi del MAD Ski Project
L’impresa di Ziemski sul Manaslu si inserisce nel contesto del “MAD Ski Project”, un’iniziativa ambiziosa che lo vede impegnato, insieme a Oswald Rodrigo Pereira, nella salita e discesa con gli sci di due Ottomila senza ossigeno e senza sherpa. Nel 2024, il duo polacco ha affrontato diverse sfide, tra cui un tentativo fallito sul Makalu a causa del freddo intenso e dei problemi respiratori di Ziemski, che li hanno costretti a rinunciare a soli 50 metri dalla vetta. Nonostante le difficoltà, Ziemski e Pereira hanno dimostrato una resilienza notevole, continuando a perseguire il loro obiettivo con determinazione.
In precedenza, Ziemski aveva già compiuto imprese significative, come la prima discesa con gli sci dalla vetta del Kangchenjunga nel maggio 2024. In quell’occasione, lui e Pereira avevano raggiunto la cima in sole 48 ore, partendo dal Campo 4 a 7.200 metri senza ossigeno e senza supporto esterno. La discesa di Ziemski dal Kangchenjunga, con brevi tratti a piedi, ha rappresentato un momento storico nello sci alpinismo di alta quota. La discesa solitaria di Pereira si è svolta sotto le più dure delle circostanze. A ben 7.600 metri, l’alpinista ha dovuto fare i conti non solo con le condizioni estreme, ma anche con un infortunio che lo ha colpito al piede, costringendolo a sostare per la notte in bivacco.
Riflessioni conclusive: L’essenza dell’alpinismo
Dove risiede il vero spirito dell’avventura?
I successi attribuiti a Bartek Ziemski stimolano una profonda riflessione riguardo all’autentico significato del fenomeno alpinistico. Oggi, nell’era dominata dalla presenza della tecnologia avanzata e dal processo di commercializzazione delle montagne, diviene scontato trascurare ciò che realmente costituisce l’essenza del vivere avventurosamente: quella sfida personale capace di spingerci oltre i nostri confini ed instaurare legami profondi con il mondo naturale intatto. Le solitarie ascensioni condotte da Ziemski insieme alle sue temerarie discese funzionano da richiamo per tutti noi; esse sottolineano come l’alpinismo trascenda il mero atto del conquistare una vetta per farsi carico invece d’un’esperienza trasformativa profonda ed intensa per corpo e anima.
Caro lettore, auspico sinceramente che questa esposizione abbia suscitato nelle tue considerazioni personali ulteriori domande. Un principio basilare legato all’attività alpinistica può riassumersi nella considerazione secondo cui l’adeguata preparazione tanto fisica quanto mentale costituisca presupposti essenziali. È altresì rilevante notare come esista una dimensione più complessa ove si evidenzi come saper gestire i rischi associati alle escursioni estreme ed operare scelte efficaci anche nelle circostanze più critiche siano fattori chiave nel discernere chi sia davvero ben preparato nel contesto alpinistico rispetto agli altri.
Praticare l’alpinismo rappresenta una sfida multifattoriale intrinsecamente rischiosa, nella quale il concetto di safety emerge come elemento cardine. È opportuno contemplare in che modo tali esperienze estreme possano fungere da fonte di ispirazione nelle tue attività quotidiane; esse ti possono stimolare a oltrepassare le barriere personali, conducendoti verso l’assunzione di nuove sfide e alla conquista della tua esclusiva vetta.