E-Mail: [email protected]
- Andrzej Bargiel ha raggiunto il Colle Sud a 7900 metri con gli sci, completando una fase cruciale della sua acclimatazione.
- L'obiettivo di Bargiel è realizzare la prima discesa integrale dell'Everest senza ossigeno, un'impresa che lo sloveno Davo Karnicar aveva compiuto nel 2000 con supporto e ossigeno.
- Nel 2019, Bargiel interruppe un precedente tentativo a causa del maltempo, ma ora è determinato a superare le difficoltà e realizzare il suo sogno.
Aggiornamenti significativi giungono dall’Everest, dove l’audace sciatore polacco Andrzej Bargiel sta portando avanti la sua ambiziosa spedizione. Dopo un periodo di acclimatazione di sole due settimane, Bargiel è riuscito a raggiungere il Colle Sud, situato a un’altitudine di 7900 metri, trasportando con sé i suoi sci. Da questo punto strategico, ha iniziato la discesa che lo ha riportato fino al campo base.
L’Ascesa e la Discesa Iniziale
Bargiel ha condiviso alcuni dettagli della sua avventura sui social media, rivelando di aver trascorso una notte al Campo 2 e di essersi poi spinto fino a circa 7000 metri, dove ha effettuato un bivacco. La mattina successiva, ha proseguito la sua ascesa verso il Colle Sud, per poi intraprendere la discesa sugli sci fino al campo base. Un elemento che rimane ancora avvolto nel mistero è se Bargiel abbia attraversato la temuta seraccata del Khumbu con gli sci ai piedi o se abbia optato per un percorso alternativo.

- Incredibile! 🤩 Un'impresa che dimostra......
- Senza ossigeno? 🤔 Un rischio enorme, forse......
- L'Everest come metafora: un viaggio interiore......
La Sfida della Discesa Integrale
L’obiettivo di Bargiel è quello di realizzare la prima discesa integrale dell’Everest senza l’ausilio di bombole di ossigeno. Questa impresa rappresenta una sfida di proporzioni epiche, considerando le difficoltà tecniche e l’altitudine estrema. La discesa con gli sci dall’Everest è un’impresa che richiede non solo abilità sciistiche eccezionali, ma anche una preparazione fisica e mentale impeccabile.
La storia delle discese con gli sci dall’Everest è costellata di tentativi e successi parziali. Il 7 ottobre 2000, lo sloveno Davo Karnicar realizzò la prima discesa integrale dell’Everest, raggiungendo la vetta in quattro giorni con il supporto di sherpa e l’utilizzo di ossigeno durante la notte al Campo 4. Karnicar riuscì a evitare il tratto problematico della cascata del Khumbu scegliendo un tracciato che costeggiava il versante del Nuptse, garantendosi così una progressione ininterrotta fino al campo base.
Tentativi Precedenti e Prospettive Future
Nel corso del tempo, numerosi scalatori hanno cercato di completare la discesa totale dell’Everest con gli sci, ma i loro sforzi hanno dato esiti diversi. Nel 1996, Hans Kammerlander iniziò la discesa sciando da circa 8300 metri, mentre i fratelli Rob e Kit Deslauriers nel 2006 utilizzarono corde e calate su fune. Nel 2019, Bargiel stesso interruppe l’ascensione a causa di condizioni meteorologiche avverse e rischio valanghe.
Quest’anno, Bargiel sembra determinato a superare le difficoltà incontrate in passato e a realizzare il suo sogno di sciare l’Everest senza ossigeno supplementare. La sua acclimatazione è già a un livello eccellente, e un’ultima rotazione in quota potrebbe essere sufficiente per prepararlo all’attacco alla vetta.
Un’Impresa che Va Oltre lo Sport: Riflessioni Conclusive
L’impresa di Andrzej Bargiel non è solo una sfida sportiva, ma anche un simbolo della determinazione umana e della capacità di superare i propri limiti. La sua spedizione all’Everest rappresenta un’occasione per riflettere sul rapporto tra l’uomo e la montagna, e sulla necessità di affrontare le sfide ambientali che minacciano gli ecosistemi montani.
L’alpinismo e lo sci estremo sono discipline che richiedono una profonda conoscenza della montagna e delle sue dinamiche. Una nozione base fondamentale è la comprensione dei pericoli oggettivi, come valanghe, seracchi e crepacci, e la capacità di valutare il rischio in base alle condizioni meteorologiche e nivologiche.
Un concetto più avanzato è la gestione dell’acclimatamento all’alta quota. Il corpo umano reagisce alla rarefazione dell’ossigeno con una serie di adattamenti fisiologici, ma è fondamentale seguire un protocollo di acclimatazione graduale per evitare il mal di montagna e altre complicazioni. L’uso di tecniche di respirazione e l’assunzione di farmaci specifici possono aiutare a migliorare l’acclimatamento.
L’impresa di Bargiel ci invita a riflettere sul significato dell’alpinismo moderno. Non si tratta solo di raggiungere la vetta, ma di farlo in modo etico e responsabile, rispettando l’ambiente e minimizzando l’impatto sull’ecosistema montano. La scelta di Bargiel di non utilizzare ossigeno supplementare è un esempio di questo approccio, che privilegia l’esperienza e la sfida personale rispetto alla performance a tutti i costi. L’alpinismo, in fondo, è un viaggio interiore, un’occasione per mettersi alla prova e scoprire i propri limiti, ma anche per ammirare la bellezza e la fragilità del nostro pianeta.