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- Il 20 luglio 2025, Marco Confortola ha conquistato il Gasherbrum I (G1), completando l'ascensione dei 14 Ottomila senza ossigeno supplementare.
- Confortola ha iniziato la sua epopea nel 2004 con l'ascensione all'Everest, affrontando poi cime come il K2, l'Annapurna e il Nanga Parbat.
- Nonostante l'amputazione delle dita dei piedi nel 2008 a seguito di un incidente sul K2, Confortola ha dimostrato una resilienza eccezionale, tornando a scalare.
- Il supporto logistico di FERCAM ha giocato un ruolo cruciale nel successo di Confortola, assicurando la puntualità e la salvaguardia dell'equipaggiamento.
- Confortola, guida alpina internazionale UIAGM e membro del CNSAS dal 1989, si dedicherà ora a diffondere i valori della montagna e ad organizzare escursioni guidate.
L’alpinismo mondiale celebra un nuovo eroe: <a class="crl" target="_blank" rel="nofollow" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Confortola“>Marco Confortola completa la “corona” dei 14 Ottomila.
Un’impresa epica: la conquista del Gasherbrum I
Il 20 luglio 2025, alle ore 11:50 locali, si è realizzato uno dei traguardi più significativi per l’alpinismo moderno grazie all’ascensione dell’alpinista valtellinese Marco Confortola sul Gasherbrum I (G1), meglio conosciuto come Hidden Peak. L’impresa consiste nel superamento della barriera degli _8.080 metri_, una vetta ambita da molti ma conquistata con grande determinazione e competenza. Insieme ai compagni Pasang Ngima Sherpa e Lapka Tasi Sherpa, Confortola è riuscito a completare questa ascesa senza ricorrere all’*ossigeno supplementare, aumentando notevolmente il prestigio della sua realizzazione.
Questo trionfo rappresenta non solo il coronamento delle sue aspirazioni montane iniziate nel lontano 2004 con l’Everest, ma lo colloca anche tra i pochi alpinisti privilegiati che hanno affrontato tutte le quattordici vette più elevate del pianeta. La notizia della vittoria è stata comunicata dall’agenzia nepalese Seven Summit Trek ed è rapidamente rimbalzata su scala globale creando un clima diffuso di ammirazione nei confronti dell’atleta italiano. Il suo ritorno al campo base certifica quindi una spedizione estremamente ben organizzata in ogni dettaglio; viabilità logistica e preparazione fisica si sono rivelate essenziali per raggiungere tale obiettivo sublime.
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Ventuno anni di sfide e successi
Nel 2004 ha avuto inizio per Marco Confortola un’epopea straordinaria all’interno del mondo degli Ottomila con la sua ascensione all’Everest (8.848 metri). Da allora, questo alpinista originario della Valtellina ha intrapreso la conquista di alcune tra le cime più insidiose ed esigenti del globo terrestre: si pensi al K2 (8.611 metri), all’Annapurna (8.091 metri) e al Nanga Parbat (8.126 metri). Ciascuna delle sue avventure montane ha rappresentato una sfida distintiva, testando meticolosamente sia le sue facoltà fisiche che quelle mentali.

Nel corso degli anni, Confortola ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento e resilienza, superando ostacoli apparentemente insormontabili. Nell’anno 2008, durante la fase di discesa dalla vetta del K2, un episodio increscioso si è concretizzato con il decesso di undici alpinisti. Questo evento devastante ha portato alla necessità dell’amputazione totale delle dita dei piedi a causa degli effetti disastrosi del gelo. Nonostante queste avversità fisiche significative, Confortola ha dimostrato una resilienza invidiabile: la sua passione per l’alpinismo non è venuta meno e la sua volontà di continuare a scalare rimane emblematicamente rappresentativa della sua eccezionale tenacia.
Il ruolo cruciale del supporto logistico
La riuscita di Marco Confortola può essere attribuita in larga misura alla logistica offerta da FERCAM, un’azienda rinomata nel settore del trasporto. Questo sodalizio si è sviluppato anni orsono attraverso un incontro casuale che ha aperto le porte a una cooperazione fruttuosa nel tempo. Grazie all’efficace gestione operativa attuata dall’azienda sul fronte del trasporto dell’equipaggiamento alpinistico — dove la puntualità e la salvaguardia dei materiali hanno svolto un ruolo cruciale — Confortola ha potuto concentrarsi sulle sue ascensioni.
I bidoni inviati via FERCAM, progettati per resistere agli urti e alle avverse condizioni climatiche, contengono piccozze, piccole attrezzature come ramponi, corde, chiodini, abbigliamento specialistico ed equipaggiamenti essenziali, quali tende o sacchi a pelo. È proprio questa attenzione meticolosa ai particolari oltre alla costante interazione con gli operatori locali ad assicurare il buon esito delle operazioni logistiche intraprese; come affermato dallo stesso Confortola: “L’attenzione di FERCAM a questi dettagli.” Essa risulta non solo decisiva ma costituisce anche parte della formula vincente per i successivi traguardi raggiunti nelle sue avventure sportive.
Un nuovo capitolo: la trasmissione dei valori della montagna
Con la conquista del Gasherbrum I, Marco Confortola ha chiuso la “corsa agli Ottomila”, ma la sua avventura nel mondo della montagna non è certo finita. L’alpinista valtellinese ha manifestato l’intenzione di dedicarsi ora a diffondere i principi e l’etica della montagna, tenendo presentazioni aziendali e organizzando escursioni guidate in Nepal.
Confortola, guida alpina internazionale certificata UIAGM e membro del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) dal 1989, è un eccezionale divulgatore della montagna, delle esperienze che può donare ma anche dei suoi pericoli. La sua testimonianza è preziosa per sensibilizzare il pubblico sull’importanza del rispetto per l’ambiente e sulla necessità di affrontare la montagna con preparazione e consapevolezza.
Oltre la vetta: un’eredità di coraggio e resilienza
Il cammino intrapreso da Marco Confortola va ben oltre il semplice successo nell’ambito sportivo; rappresenta piuttosto una manifestazione esemplare di coraggio, diligente determinazione e una notevole capacità di resilienza*. La narrazione delle sue esperienze offre una prova tangibile dell’idea secondo cui passioni ardenti accompagnate da impegno costante permettono di affrontare sfide vertiginose fino ad arrivare a mete ritenute inaccessibili. Egli simboleggia quegli aspetti genuini del mondo alpinistico, caratterizzati dall’abbandono delle scorciatoie e dal prioritario riconoscimento sia della grandezza della montagna sia dei confini personali.
Il lascito lasciato da lui funge da stimolo incessante alla persistenza nei sogni individuali; sprona all’inseguimento inflessibile dei medesimi con fervore inscindibile – specialmente in quei frangenti dove sembra prevalere l’ostilità circostante. Marco Confortola ci educa ad abbracciare l’idea secondo cui le ascese realmente significative trascendono le vette geografiche: sono piuttosto conquiste interiori ottenute affrontando timori radicati ed evitando barriere autoimposte.
A voi, cari aficionados delle cime alpine – racconti come quello incontrato nel percorso vitale di un uomo come Marco Confortola sottolineano quanto risulti cruciale avere padronanza del contesto ambientale circostante, oltre alla necessaria preparazione nelle escursioni in montagna. Essenziale rimane per tutti noi mantenere aggiornamenti costanti riguardo alle previsioni climatiche prima dell’avvio verso avventure scalatorie o trekking faticosi.
Un concetto più avanzato è quello della “catena di sicurezza”, un insieme di precauzioni e tecniche che mirano a minimizzare i rischi in montagna, come l’utilizzo corretto dell’attrezzatura, la valutazione del terreno e la gestione del gruppo.
La storia di Confortola ci spinge a riflettere sul significato profondo dell’alpinismo, che non è solo una sfida fisica, ma anche un’esperienza interiore che ci mette in contatto con la natura e con noi stessi. Cosa significa per voi la montagna? Quali sono i valori che vi spingono a superare i vostri limiti?