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- Nelle Dolomiti del Brenta, Cima Falkner (2990 metri) è stata interessata da significativi eventi franosi a partire dal 26-27 luglio 2025, culminati con una grande frana il 1° agosto.
- Le autorità hanno stimato che circa 36.000 metri cubi di roccia sono franati, mentre una massa di circa 700.000 metri cubi rimane in bilico.
- A causa dei crolli, sono state chiuse diverse vie alpinistiche e sentieri, tra cui la via ferrata delle Bocchette «Alfredo e Rodolfo Benini» (sentiero 305) e il sentiero 331.
La morfologia delle montagne si trasforma: crolli a Cima Falkner
Nelle celebri Dolomiti del Brenta, riconosciute come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, si sono verificati recentemente eventi franosi di rilevante entità che hanno alterato in modo significativo l’aspetto della Cima Falkner, che svetta a un’altezza di 2990 metri. Dalla serata tra il 26 e il 27 luglio 2025, diverse frane si sono succedute in rapida successione; l’apice è stato raggiunto con un’importante frana avvenuta il primo agosto. Questo susseguirsi di incidenti ha suscitato forte allerta riguardo alla stabilità geologica del massiccio e ha gettato ombre sulle condizioni di sicurezza dei sentieri alpinistici nelle immediate vicinanze.
Monitoraggio e primi crolli
Durante le ore notturne della transizione dal 26 al 27 luglio, si è registrato attraverso i sismografi un dissesto notevole dalla vetta montuosa. Successivamente, sono stati osservati vari crolli minori che hanno colpito la parte più alta della struttura geologica, specialmente sul versante sud-ovest. In risposta alla situazione critica, le autorità preposte – incluso il Servizio Geologico della Provincia Autonoma di Trento assieme al Nucleo droni dei Vigili del Fuoco permanenti di Trento – hanno tempestivamente avviato operazioni per garantire un ‘osservazione continua’. I dati preliminari segnalano che l’entità totale della roccia discesa ammonta a circa 36.000 metri cubi, mentre vi è una massa in bilico attorno ai 700.000 metri cubi.

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L’evento del primo agosto e le conseguenze
Il primo agosto, intorno alle ore 21:00, un nuovo e più consistente crollo ha interessato Cima Falkner. Un forte boato, udito in tutta la zona, ha preceduto la formazione di un’enorme nube di polvere. Il distacco ha coinvolto la sezione centrale del versante ovest, raggiungendo in parte il sentiero SAT 305. Questo evento ha portato alla chiusura immediata di diverse vie alpinistiche e sentieri, tra cui la via ferrata delle Bocchette “Alfredo e Rodolfo Benini” (sentiero 305) e il sentiero 331 nel tratto compreso tra il bivio con il 316 e quello con il 305. Il Soccorso alpino e speleologico trentino è intervenuto per delimitare le aree a rischio, posizionando fettucce rosse e gialle in quota.
Le cause e il ruolo del permafrost
I fattori che determinano questi crolli si intrecciano in una trama complessa che comprende condizioni meteorologiche estreme, quali un’alternanza incessante tra sole e precipitazioni varie come pioggia e grandine fino alla neve stessa. In questo contesto si inserisce anche la critica degradazione del permafrost. Questo strato di terreno costantemente ghiacciato riveste un’importanza cruciale nel mantenere la stabilità montana; il suo progressivo scioglimento provocato dall’innalzamento delle temperature a livello globale provoca una fragilità strutturale nelle rocce circostanti. Come sottolinea il Servizio Geologico della Provincia autonoma di Trento, l’intera cima sta attualmente subendo processi morfogenetici significativi che sembrano legati a questa problematica relativa al permafrost.
Cambiamenti climatici e impatti sulla montagna
L’impatto del cambiamento climatico è divenuto sempre più evidente nelle aree montuose in ogni angolo del pianeta. Le temperature in aumento hanno avviato un processo di scioglimento nei ghiacciai e nel permafrost che destabilizza i versanti montuosi, contribuendo a una crescente incidenza di frane e cedimenti. Tali eventi non si limitano a cambiare il paesaggio circostante; si traducono anche in un aumentato pericolo per gli alpinisti, i trekker e i residenti locali. Pertanto, la decisione di chiudere certi sentieri e itinerari alpini risulta fondamentale per garantire la sicurezza delle persone coinvolte; ma questa scelta comporta inevitabilmente ripercussioni economiche negative sul turismo locale e su tutte le attività associate alla vita in montagna.
Quali scenari futuri per le Dolomiti?
Le recenti manifestazioni registrate a Cima Falkner pongono questioni importanti circa il destino delle Dolomiti insieme alle altre catene montuose dell’arco alpino. È imprescindibile aumentare la sorveglianza sulle aree montane caratterizzate da instabilità, orientando investimenti verso iniziative preventive e strategie adattive ai mutamenti climatici. Inoltre, è cruciale promuovere un modello di turismo che si basi su principi sostenibili e responsabili. La montagna si configura come un ecosistema delicato ma estremamente significativo, meritevole della nostra attenzione nel proteggerlo e nel valorizzarlo per le future generazioni.
Riflessioni conclusive: Un futuro incerto per le vette
Tali eventi mettono in evidenza il potere inesorabile della natura insieme alla vulnerabilità degli equilibri presenti nelle zone montuose. L’idea comunemente condivisa riguardo alla grandezza delle montagne spesso cela il loro carattere instabile; esse costituiscono infatti ambienti viventi soggetti a continui mutamenti derivanti tanto dai processi climatici quanto da quelli geologici.
L’idea fondamentale emersa dalla presente vicenda evidenzia come sia cruciale implementare un monitoraggio incessante accanto a una valutazione accurata dei rischi associati agli ambienti alpini. È essenziale conoscere i potenziali pericoli presenti nel contesto naturale: attenersi ai divieti sui percorsi escursionistici ed essere aggiornati sulle condizioni meteorologiche costituisce pertanto pratica imprescindibile affinché gli utenti possano godere della sicurezza offerta dalle montagne.
L’idea avanzata, d’altra parte, fa riferimento alla pressante esigenza di gestire il territorio montano attraverso strategie integrate; tale gestione deve tenere conto non solo dei cambiamenti climatici ma anche dell’equilibrio geologico delle pendici alpine oltre alla ricchezza biodiversitaria disponibile nelle aree coinvolte così come delle pratiche umane attuate nella regione stessa. L’unica via verso una conservazione effettiva della meraviglia paesaggistica alpina risiede quindi nell’adottare modalità collaborative affinché istituzioni statali siano unite con comunità locali e operatori del turismo per garantire prosperità sostenibile alle nostre amate cime. Le circostanze attuali ci spronano a intraprendere un’introspezione significativa sul legame che intratteniamo con l’ambiente naturale e sull’imperativo di agire con coscienza, mirando a ridurre le conseguenze negative legate ai mutamenti climatici e garantendo la tutela delle nostre montagne storiche.
- Monitoraggio con droni dell'evoluzione del crollo a Cima Falkner, dati e aggiornamenti.
- Comunicato stampa ufficiale della Provincia di Trento sul distacco e chiusure sentieri.
- Comunicazioni ufficiali della Protezione Civile del Trentino sui crolli e chiusure.
- Aggiornamenti ufficiali del Soccorso Alpino sui sentieri chiusi dopo i crolli.