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- La spedizione «Gasherbrum IV Expedition» del CAI ripercorrerà la via aperta nel 1958 da Walter Bonatti e Carlo Mauri, un'impresa mai più ripetuta.
- Il team affronterà la montagna in stile alpino, senza l'ausilio di portatori d'alta quota, corde fisse o campi preinstallati, incarnando i valori fondamentali dell'alpinismo: impegno fisico, memoria storica ed essenzialità della sfida.
- Il Gasherbrum IV, con i suoi 7.925 metri, è considerato una delle cime più spettacolari del pianeta e la sua via Bonatti-Mauri è definita da Reinhold Messner «tecnicamente più difficile dello stesso K2».
- Ettore Zorzini documenterà la spedizione con riprese aeree con drone, offrendo un punto di vista inedito sul Gasherbrum IV, concentrandosi sui tempi, i silenzi e la solitudine della montagna, in contrasto con le cronache in tempo reale.
Il mondo dell’alpinismo è in fermento per l’imminente spedizione del Club Alpino Italiano (CAI) al Gasherbrum IV (G4), una delle vette più impegnative e affascinanti dell’Himalaya. La spedizione, che partirà il 21 giugno 2025, si propone di ripercorrere la storica via aperta nel 1958 da Walter Bonatti e Carlo Mauri, un’impresa che ha segnato la storia dell’alpinismo italiano e mondiale.
Un ritorno alle origini dell’alpinismo
La spedizione “Gasherbrum IV Expedition” rappresenta un ritorno ai valori fondamentali dell’alpinismo: l’impegno fisico, la memoria storica e l’essenzialità della sfida. Il team, composto da Federico Secchi, Leonardo Gheza e Gabriele Carrara, affronterà la montagna in stile alpino, senza l’ausilio di portatori d’alta quota, corde fisse o campi preinstallati. L’obiettivo è di confrontarsi con la montagna con le proprie forze, nel rispetto dei principi che hanno guidato i pionieri dell’alpinismo.
Il presidente generale del CAI, Antonio Montani, ha sottolineato l’importanza di questa spedizione, affermando che il G4 e la via Bonatti-Mauri rappresentano un mito per generazioni di alpinisti. Il fatto che, a quasi 70 anni dalla sua apertura, la via non sia mai stata ripetuta, testimonia la sua difficoltà tecnica e il coraggio necessario per affrontarla.

- Che impresa straordinaria! 🤩 Ripercorrere le orme di Bonatti......
- Sono un po' scettico... 🤔 L'alpinismo moderno ha preso......
- Interessante prospettiva! 🤔 Ma non dimentichiamoci dell'impatto ambientale......
La sfida del Gasherbrum IV
Il Gasherbrum IV, con i suoi 7.925 metri, è una montagna che incute rispetto. *La sua forma slanciata, la posizione isolata e le sfide tecniche che presenta l’hanno resa una meta desiderata da molti, ma raramente conquistata. Considerata da numerosi scalatori una delle cime più spettacolari del pianeta, il suo versante nord-orientale custodisce una delle vie più celebri e ancora avvolte nel mistero dell’intero massiccio himalayano.
La via aperta da Bonatti e Mauri nel 1958 è considerata una delle più eleganti e complesse mai immaginate su questa montagna. Reinhold Messner, uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi, l’ha definita tecnicamente più difficile dello stesso K2. La spedizione del CAI si propone di onorare la memoria di Bonatti e Mauri, ripercorrendo le loro orme e dimostrando che lo spirito dell’alpinismo italiano è ancora vivo e capace di grandi imprese.
Documentare l’impresa con occhi nuovi
La spedizione sarà accompagnata da Ettore Zorzini, fotografo e videomaker specializzato in ambienti estremi. Zorzini documenterà l’evolversi della spedizione attraverso riprese aeree con drone, offrendo un punto di vista inedito sul Gasherbrum IV. Le immagini e i video realizzati durante la spedizione permetteranno di raccontare la storia di questa impresa in modo coinvolgente e spettacolare, portando il pubblico a scoprire la bellezza e la difficoltà dell’alpinismo d’alta quota.
A differenza delle cronache in tempo reale, la spedizione si concentrerà sui tempi, i silenzi e la solitudine della montagna. L’obiettivo è di catturare l’essenza dell’esperienza alpinistica, senza cedere alla tentazione di una comunicazione frenetica e superficiale. Saranno solo l’andatura misurata degli scalatori, l’imponenza verticale della parete e le riprese silenziose effettuate da un drone a narrare, in seguito, gli eventi che si saranno verificati in quota.*
Un’eredità da custodire e rinnovare
La spedizione del CAI al Gasherbrum IV non è solo un’impresa alpinistica, ma anche un’occasione per riflettere sull’eredità di Bonatti e Mauri e sul futuro dell’alpinismo italiano. L’alpinismo è una disciplina che richiede coraggio, preparazione, rispetto per la montagna e spirito di squadra. La spedizione del CAI si propone di incarnare questi valori e di trasmetterli alle nuove generazioni di alpinisti.
L’alpinismo è anche un’occasione per mettersi alla prova, per superare i propri limiti e per scoprire la bellezza della natura selvaggia. La spedizione del CAI al Gasherbrum IV è un invito a riscoprire il fascino dell’avventura e a confrontarsi con le sfide che la montagna ci pone.
Conclusione: Oltre la vetta, un viaggio interiore
L’ascensione al Gasherbrum IV, ripercorrendo la leggendaria via Bonatti-Mauri, si configura come un’esperienza che trascende la mera conquista di una vetta. È un viaggio interiore, un confronto con i propri limiti e una celebrazione dello spirito umano. La montagna, con la sua maestosità e le sue difficoltà, diventa uno specchio in cui riflettere la nostra forza, la nostra fragilità e la nostra capacità di superare gli ostacoli.
L’alpinismo, in fondo, è una metafora della vita. Ci insegna a non arrenderci di fronte alle difficoltà, a lavorare in squadra per raggiungere un obiettivo comune e a rispettare l’ambiente che ci circonda. La spedizione del CAI al Gasherbrum IV è un esempio di come l’alpinismo possa essere un’occasione per crescere, per imparare e per diventare persone migliori.
Amici appassionati di montagna, riflettiamo un attimo su questo. L’alpinismo non è solo scalare vette, ma anche un profondo dialogo con la natura e con noi stessi. Una nozione base da tenere sempre a mente è che la preparazione fisica e mentale sono fondamentali, ma altrettanto importante è la conoscenza del territorio e la capacità di adattarsi alle condizioni ambientali.
E per i più esperti, una nozione avanzata: l’etica dell’alpinismo moderno pone l’accento sulla sostenibilità e sul rispetto dell’ambiente montano. Ogni nostra azione, ogni passo che compiamo, deve essere guidato dalla consapevolezza che siamo ospiti in un luogo fragile e prezioso, che dobbiamo proteggere per le generazioni future.
Quindi, la prossima volta che vi troverete di fronte a una montagna, ricordatevi di Bonatti e Mauri, di quella via leggendaria sul Gasherbrum IV, e di tutti gli alpinisti che hanno saputo trasformare una sfida fisica in un’esperienza umana indimenticabile. E chiedetevi: cosa posso imparare da questa montagna? Cosa posso fare per proteggerla? La risposta a queste domande potrebbe sorprendervi.