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- Storica impresa: Ethan Berman, Sebastian Pelletti e Maarten van Haeren completano la prima ascensione del pilastro sud-est dell'Ultar Sar, montagna di 7.388 metri.
- Sfida decennale: il pilastro sud-est era considerato uno degli ultimi grandi enigmi irrisolti del Karakorum, con tentativi falliti a partire dal 1992.
- Stile alpino: la salita è stata compiuta senza l'impiego di funi fisse o bivacchi predisposti, superando un dislivello di 3.100 metri.
Il mondo dell’alpinismo è in subbuglio per l’incredibile realizzazione di Ethan Berman, Sebastian Pelletti e Maarten van Haeren, che l’11 giugno 2025 hanno portato a termine la prima ascensione del pilastro sud-est dell’Ultar Sar, una montagna di 7.388 metri situata nel cuore del Karakorum pakistano. Questa cima, conosciuta anche come Bojohagur Duan Asir II, si innalza imponente per 5.300 metri sopra il fiume Hunza, ponendo una sfida tanto attraente quanto pericolosa.
Una Sfida Lunga Decenni
Il pilastro sud-est dell’Ultar Sar era considerato uno degli ultimi grandi enigmi irrisolti del Karakorum. Innumerevoli tentativi, a partire dal 1992, si sono scontrati con le sue difficoltà tecniche e le sfavorevoli condizioni climatiche. Tra questi, si distinguono:
Il tentativo del 1992 di Toshio Narita, interrotto a 5.400 metri a causa di complessità di carattere tecnico.
La spedizione del 2000 di Jerome Blanc Gras, Yannick Graziani, Erwin le Lann e Here Qualizza, ostacolata dalle intemperie prima di poter attaccare il pilastro.
Il tentativo del 2005 di Graziani e Christian Trommsdorff, arrestatisi a 5.800 metri, all’incirca a metà del pilastro.
La spedizione del 2011 di Fumitaka Ichimura e Yusuke Sato, che raggiunsero i 6.500 metri in stile alpino, ma dovettero ritirarsi a causa del peggioramento delle condizioni della neve.
La tragica spedizione del 2018 di Tim Miller, Bruce Normand e Christian Huber, durante la quale Huber perse la vita a causa di una valanga.
Anche Berman, Pelletti e van Haeren avevano provato la scalata nel 2024, ma furono costretti a desistere a circa 6.000 metri per via della neve precaria.
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La Salita Vincente
Quest’anno, sostenuti da un Cutting Edge Grant dell’American Alpine Club e dal John Lauchlan Memorial Award dell’Alpine Club of Canada, i tre alpinisti sono tornati all’assalto. Hanno superato un dislivello di 3.100 metri, affrontando neve pendente, ghiaccio, terreno misto fino a circa 6.500 metri, dopodiché si sono confrontati con un tratto di misto e un’ostica muraglia rocciosa situata a 7.000. Hanno quindi ultimato l’ascesa sul pilastro culminante sulla vetta. La salita è stata compiuta in stile alpino, senza l’impiego di funi fisse o bivacchi predisposti.

Un’Impresa di Portata Storica
Un’impresa di portata storica: secondo Colin Haley, il pilastro sud est dell Ultar Sar è più lungo della north ridge del latok i e richiede una salita tecnica sostenuta in particolare nella sezione mista tra i 6.500 e i 6.900 metri e nella barriera di roccia a 7.000 metri. Questa affermazione sottolinea l’eccezionalità dell’impresa compiuta da Pelletti, Berman e van Haeren, che hanno dimostrato grande abilità tecnica, resistenza fisica e capacità di adattamento alle difficili condizioni ambientali.
Dettagli Ancora Sconosciuti
Dettagli ancora sconosciuti: al momento i tre alpinisti non hanno ancora rilasciato dettagli sulla salita. La comunità alpinistica attende con impazienza di conoscere i particolari di questa straordinaria avventura, che rappresenta una pietra miliare nella storia dell’alpinismo moderno.
Un Nuovo Capitolo per l’Alpinismo in Karakorum
L’ascensione del pilastro sud-est dell’Ultar Sar apre un nuovo capitolo per l’alpinismo in Karakorum. Dimostra che, nonostante le difficoltà e i pericoli, le grandi sfide rimangono ancora possibili, grazie alla passione, alla determinazione e alla competenza degli alpinisti. Questa impresa è un esempio di come l’uomo possa superare i propri limiti e raggiungere vette apparentemente inaccessibili.
Amici appassionati di montagna, riflettiamo un attimo su questa impresa. La salita dell’Ultar Sar ci ricorda che l’alpinismo non è solo una questione di tecnica e preparazione fisica, ma anche di coraggio, resilienza e spirito di squadra.
Una nozione base di alpinismo che si ricollega a questa impresa è l’importanza della pianificazione e della preparazione. Prima di affrontare una sfida del genere, è fondamentale studiare attentamente il percorso, valutare i rischi e prepararsi adeguatamente sia dal punto di vista fisico che tecnico.
Un concetto più avanzato è quello della gestione del rischio*. In alpinismo, il rischio è sempre presente, ma è possibile ridurlo attraverso una valutazione accurata delle condizioni ambientali, una solida preparazione e una capacità di prendere decisioni rapide e consapevoli.
Questa impresa ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la montagna. La montagna è un ambiente ostile e imprevedibile, ma anche un luogo di straordinaria bellezza e spiritualità. Affrontarla con rispetto e consapevolezza significa mettersi alla prova, superare i propri limiti e scoprire nuove dimensioni di sé stessi.