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Leopoldo Gasparotto e Nuccia Colombo: quando l’alpinismo diventa resistenza

Scopri la storia di Leopoldo Gasparotto, alpinista e comandante partigiano, e di sua moglie Nuccia Colombo, antifascista e staffetta, uniti nella lotta per la libertà durante la seconda guerra mondiale.
  • Leopoldo Gasparotto, nato nel 1902, fu un alpinista di spicco che partecipò alla spedizione nel Caucaso nel 1929, scalando la cima vergine del Ghiulci (5629 m).
  • Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, Gasparotto divenne comandante delle formazioni lombarde di Giustizia e Libertà e fu trucidato nel giugno del 1944 nel campo di Fossoli.
  • Nuccia Colombo, moglie di Leopoldo, rientrò in Italia nel marzo 1944, dopo essere passata in Svizzera con il figlio Pierluigi nel settembre 1943, per unirsi alla lotta partigiana con il nome di battaglia di Adele.

In occasione della Festa della Liberazione, riemerge la figura di Leopoldo Gasparotto, un uomo che incarnò l’unione tra l’amore per la montagna e l’impegno per la libertà. La sua storia, come quella di molti altri alpinisti, si intreccia indissolubilmente con le vicende della Resistenza italiana durante il secondo conflitto mondiale.

Dall’alpinismo alla Resistenza: il percorso di Leopoldo Gasparotto

Leopoldo Gasparotto, nato a Milano nel 1902, fu un alpinista di spicco e un avvocato civilista. La sua passione per la montagna lo portò a compiere imprese notevoli, tra cui la spedizione nel Caucaso del 1929 con Ugo di Vallepiana, culminata con la scalata della cima vergine del Ghiulci (5629 m), e la prima ascensione con gli sci dell’Elbruz (5629 m). La sua carriera alpinistica, tuttavia, subì una svolta radicale dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Come molti altri membri del Club Alpino Italiano (CAI), Gasparotto scelse di “andare in montagna”, ma questa volta non per scalare vette, bensì per unirsi alla Resistenza contro l’occupazione nazifascista.

Gasparotto divenne comandante delle formazioni lombarde di Giustizia e Libertà e braccio destro di Ferruccio Parri. La sua conoscenza del territorio montano e le sue capacità organizzative si rivelarono preziose per la Resistenza. Tuttavia, nel dicembre 1943, fu arrestato a causa della delazione di una spia fascista e sottoposto a torture nel carcere di San Vittore. Nel giugno del 1944, fu trucidato nel campo di Fossoli, uno dei luoghi di internamento per ebrei in procinto di essere deportati in Germania.

Nuccia Colombo: una compagna di lotta

Accanto a Leopoldo Gasparotto, un ruolo fondamentale fu svolto dalla moglie, Nuccia Colombo (1913-1977). Antifascista convinta, Nuccia condivise l’impegno politico del marito e partecipò attivamente alla Resistenza. Dopo essere passata in Svizzera con il figlio Pierluigi nel settembre 1943, rientrò in Italia nel marzo 1944, dopo aver dato alla luce il secondogenito Giuliano, per unirsi alla lotta partigiana con il nome di battaglia di Adele. Nuccia tenne i contatti con i dirigenti delle Brigate Matteotti, dimostrando grande coraggio e determinazione.

L’eredità di Gasparotto e Colombo

La storia di Leopoldo Gasparotto e Nuccia Colombo è un esempio di come l’amore per la montagna possa intrecciarsi con l’impegno civile e politico. La loro scelta di unirsi alla Resistenza, pagando un prezzo altissimo, testimonia la loro profonda fede nei valori della libertà e della giustizia. Il loro sacrificio non fu vano, e il loro esempio continua a ispirare le nuove generazioni.

Un monito per il presente: l’importanza della memoria

La vicenda di Leopoldo Gasparotto e Nuccia Colombo ci ricorda l’importanza di non dimenticare il passato, di onorare la memoria di coloro che hanno lottato per la libertà e la democrazia. La loro storia ci invita a riflettere sui valori che fondano la nostra società e a impegnarci quotidianamente per difenderli. La montagna, per Gasparotto, non fu solo un luogo di avventura e di sfida, ma anche un simbolo di libertà e di resistenza. Un luogo dove poter trovare rifugio e organizzare la lotta contro l’oppressione.

La storia di Leopoldo Gasparotto ci offre una prospettiva unica sull’alpinismo e il suo legame con la storia italiana. Spesso, associamo l’alpinismo a imprese sportive e sfide personali, ma la vicenda di Gasparotto ci ricorda che la montagna può anche essere un teatro di impegno civile e politico.

Una nozione base di notizie e approfondimenti su montagna e alpinismo correlata al tema principale dell’articolo è che l’alpinismo, fin dalle sue origini, è stato spesso associato a valori come il coraggio, la determinazione e il rispetto per la natura. Questi valori possono tradursi anche in un impegno civile e politico, come dimostra la storia di Gasparotto.

Una nozione avanzata è che l’alpinismo può essere considerato una metafora della vita stessa, con le sue sfide, le sue difficoltà e le sue conquiste. La montagna, in questo senso, diventa un luogo di crescita personale e di scoperta di sé. La storia di Gasparotto ci invita a riflettere su come possiamo mettere a frutto le nostre passioni e le nostre competenze per contribuire a un mondo migliore.

La storia di Leopoldo Gasparotto e Nuccia Colombo è un potente promemoria del fatto che la libertà non è mai scontata, ma va conquistata e difesa ogni giorno. Il loro esempio ci invita a non rimanere indifferenti di fronte alle ingiustizie e alle oppressioni, ma a impegnarci attivamente per costruire un futuro migliore per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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