E-Mail: [email protected]
- A soli sedici anni, Ignazio Piussi affronta lo Spigolo dell'Ago, un solido IV grado, senza corda, segnando il suo ingresso nel mondo dell'alpinismo.
 - Nel 1955, Piussi ripete la via degli Scoiattoli alla parete sud della Cima Scotoni, una via considerata «impossibile da ripetere», stupendo gli stessi Scoiattoli.
 - Dal 28 febbraio al 7 marzo 1963, Piussi, Redaelli e Hiebeler conquistano la via Solleder sulla Nordovest del Civetta, un'imponente parete di mille metri d’altezza, in inverno.
 
## Ignazio Piussi: Un’eredità Alpinistica tra Dolomiti e  Prealpi Giulie
  La figura di Ignazio  Piussi, soprannominato il “Ladro di Montagne”, emerge  con forza  dalle  pagine di Meridiani Montagne,  che gli dedica un ampio e approfondito articolo. Questo soprannome, forse non del tutto gradito  all’alpinista, deriva dal suo approccio quasi  clandestino  alle  pareti e al mondo dell’alpinismo, un modo di vivere la montagna che lo ha portato a compiere imprese audaci e a lasciare un segno indelebile  anche  su pareti ritenute  inviolabili.
L’articolo ripercorre le tappe fondamentali della vita  di Piussi,  dalle umili origini nella malga di  famiglia alle ascensioni più prestigiose, svelando aspetti meno noti  della  sua personalità e del suo  approccio all’alpinismo. Un  uomo che ha   saputo  superare le difficoltà  con ingegno e  determinazione, diventando un protagonista  indiscusso dell’alpinismo italiano e internazionale.
  ## Dalle prime scalate all’impresa  sulla Scotoni
Fin da giovanissimo, Piussi dimostra una passione innata per la montagna. Sul finire degli anni Quaranta, mentre osserva gli scalatori che frequentano la sua valle, decide di mettersi alla prova. A soli sedici anni, affronta lo Spigolo dell’Ago, un solido IV grado, senza corda e con un compagno improvvisato. Un’impresa temeraria che segna il suo ingresso nel mondo dell’alpinismo.
La sua firma diventa inconfondibile, caratterizzata da uno stile audace e innovativo. Nel 1955, grazie al sostegno di alcuni amici, Piussi ha l’opportunità di trasferirsi nelle Dolomiti, dove compie un’impresa che lo consacra nell’olimpo dell’alpinismo: la ripetizione della via degli Scoiattoli alla parete sud della Cima Scotoni. Una via considerata “impossibile da ripetere” viene superata da Piussi e dal suo compagno Lorenzo Bulfon con una facilità disarmante, lasciando a bocca aperta gli stessi Scoiattoli.

## L’inverno sul Civetta: una sfida al limite
Gli anni Sessanta rappresentano l’apice della carriera di Piussi, con numerose prime ascensioni e ripetizioni di vie classiche. Tra le figure di spicco nell’ambito dell’alpinismo invernale, emerge senza dubbio quella del nostro protagonista. In effetti, dal 28 febbraio al 7 marzo del 1963, egli conquista insieme ai compagni Redaelli e Hiebeler una vetta storica: è infatti lui il primo ad affrontare durante l’inverno la via Solleder sulla Nordovest del Civetta, un’imponente parete che sfida i mille metri d’altezza.
Quella realizzazione risulta essere non solo straordinaria ma anche epocale; le avverse condizioni meteo richiedono abilità eccezionali unite ad attrezzature rudimentali. L’assenza totale di qualsiasi fornelletto utilizzabile da cui attingere acqua o preparare nutrimento viene brillantemente surrogata dall’intuizione ingegneristica dello stesso Piussi: servendosi infatti dello strumento normalmente dedicato alla scalata delle rocce trasformato astutamente nel mezzo idoneo a frantumare travetti lignei genera così materiale infiammabile necessario all’accensione del fuoco stesso. Questo episodio esemplifica eloquentemente come l’intelligenza pratica dei montanari friulani possa produrre risultati sorprendenti anche nelle circostanze più critiche.
## Il CAI sezione Asti: Custode della Tradizione Alpinistica
La sezione astigiana  del Club Alpino Italiano (CAI) gioca  un ruolo imprescindibile nella divulgazione dell’amore verso l’alpinismo   accompagnato dalla   cultura  associata alle  montagne  stesse. Mediante iniziative  variegate quali escursioni programmate con  attenzione scientifica fino ai corsi specialistici d’alpinismo e “serate informativo-didattiche”, lavora incessantemente affinché cresca nei  partecipanti  non soltanto l’interesse ma   pure la consapevolezza circa la necessaria salvaguardia  degli  ecosistemi alpini.
  Tra le iniziative proposte  per il 2025,   spiccano le “Escursioni  del Giovedì”, che offrono l’opportunità  di esplorare le montagne del Piemonte e  della  Liguria, e  i   corsi di  alpinismo  e ferrate, che permettono di acquisire le  competenze necessarie per affrontare le pareti in sicurezza.  Il CAI di Asti organizza anche  la tradizionale “Settimana Verde”, un’occasione per vivere la montagna in  compagnia e  scoprire le  bellezze del territorio alpino.
## Un Esempio di Alpinismo che Ispira le Nuove Generazioni
La storia di Ignazio Piussi e l’impegno del CAI di Asti ci ricordano l’importanza di preservare la cultura alpina e di trasmettere alle nuove generazioni la passione per la montagna. L’alpinismo non è solo una disciplina sportiva, ma anche un modo di vivere e di interpretare il rapporto tra l’uomo e la natura.
L’alpinismo è una scuola di vita, che insegna il rispetto per l’ambiente, la solidarietà e la capacità di superare i propri limiti. È un’esperienza che arricchisce l’anima e che ci permette di scoprire la bellezza e la fragilità del mondo che ci circonda.
La conoscenza delle tecniche riguardanti l’assicurazione e la  progressione sia sulla  roccia che sul ghiaccio rappresenta un  pilastro  fondamentale dell’alpinismo; senza tali competenze risulta  arduo affrontare con sicurezza le verticalità della montagna. Un livello più  approfondito comprende invece l’abilità nel valutare accuratamente le condizioni esterne sia ambientali che meteorologiche, essenziale per fare scelte informate che limitino i rischi associati   all’attività escursionistica.
È interessante  considerare come gli exploit degli alpinisti  quali Piussi,  insieme agli sforzi profusi da organizzazioni come il  CAI,   possano fungere da fonte  d’ispirazione affinché ci avviciniamo  alla montagna in  maniera più responsabile.  Tale approccio non solo promuove  un’esperienza consapevole ma gioca  anche un  ruolo significativo  nella preservazione e nella valorizzazione del nostro patrimonio  montano.







